Le chat di WhatsApp sono state utilizzate come prova di tradimento nel caso di una separazione con addebito.
La Cassazione ha ammesso le chat di WhatsApp come prova nel caso di una separazione con addebito in cui il coniuge è risultato fedifrago. Non si tratta della prima volta ma è sicuramente un caso che ci mostra come la tecnologia stia iniziando ad essere riconosciuta anche in sede processuale.
Nel caso specifico per l’uomo non è stato possibile dimostrare di non essere l’autore dei messaggi che sono stati ritrovati nelle chat con l’amante e neanche di poter dimostrare che l’eventuale nuova relazione fosse avvenuta fuori dai vincoli del matrimonio e non durante il matrimonio stesso. Discriminante che viene utilizzata per stabilire l’addebito in caso di separazione tra i coniugi.
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WhatsApp: messaggini inchiodano il tradimento
Nel caso preso in esame dalla Corte di Cassazione, le chat di WhatsApp sono risultate decisive per confermare la separazione con addebito per il marito traditore. Il coniuge fedifrago aveva cercato di convincere la Corte di non aver scritto lui i messaggi ma non è riuscito a disconoscere in modo chiaro, preciso e circostanziato di essere l’autore di quanto ritrovato nella chat con l’amante. Amante con cui aveva intrapreso una relazione mentre ancora era sposato.
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La relazione, avvenuta quindi prima della fine del matrimonio, ne era stata la causa. In questo caso specifico WhatsApp è stato determinante. Se infatti fosse stato possibile dimostrare che la crisi coniugale era avvenuta temporalmente prima della nuova relazione, per il marito non ci sarebbe stato addebito. Essendosi invece i fatti voltisi in ordine inverso, la cassazione ha rigettato l’impugnazione del marito e ha confermato la separazione con addebito.