MSF rilancia le proprie attività nel Mediterraneo centrale. La nave Geo Barents sarà la nuova protagonista nel salvataggio dei migranti dal pericolo dell’annegamento o dalla minaccia della deportazione nei centri libici.
“Il nostro ritorno nel Mediterraneo, per il settimo anno consecutivo, è il risultato diretto delle sconsiderate politiche di non-assistenza da parte dell’Europa, che condannano le persone a morire in mare.” Così Claudia Lodesani, Presidentessa di Medici senza Frontiere, esordisce in un tweet che annuncia le riprese dell’attività di salvataggio nel Mediterraneo.
La Geo Barents è stata costruita nel 2007 dalla Norvegia come imbarcazione per le analisi geologiche, ed ora è stata noleggiata da Medici senza Frontiere per il soccorso umanitario.
La nave è lunga 76,95 metri; comprende due ponti per accogliere i migranti soccorsi, uno per gli uomini, l’altro per donne e bambini.
All’interno dell’imbarcazione c’è una clinica, una stanza ostetrica e una per le visite. In più, è fornita di due gommoni veloci per le operazioni di soccorso.
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“Negli anni i governi europei – continua Lodesani – in particolare Italia e Malta come stati costieri più coinvolti, hanno progressivamente abbandonato l’attività di ricerca e soccorso, hanno smesso di assistere le persone in pericolo e hanno deliberatamente ostacolato, se non criminalizzato, l’azione salvavita delle organizzazioni in mare. Queste politiche hanno lasciato alla deriva migliaia di uomini, donne e bambini, a rischio di annegare lungo il confine meridionale d’Europa.”
Il viaggio in mare dei migranti e dei rifugiati è pieno di avversità. Oltre alla paura dell’annegamento ed alla minaccia di finire in un centro (di detenzione) libico, coloro che tentano di fuggire da una situazione insostenibile devono subire la strumentalizzazione politica che viene fatta sulla loro pelle.
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“Non possiamo restare in silenzio di fronte a questa catastrofe deliberata. Il supporto dell’Europa a questo drammatico ciclo di sfruttamento e sofferenza deve cessare al più presto. Gli Stati membri devono garantire che venga riattivato con urgenza un meccanismo di ricerca e soccorso dedicato e proattivo, guidato dagli Stati, nel Mediterraneo centrale.”