I nuovi dati Istat segnalano un nuovo e preoccupante aumento dei casi di violenza sulle donne.
Il femminicidio è uno dei delitti più vili che esistano.
Perpetrato nella maggior parte dei casi da un partner o un ex, rappresenta l’extrema ratio dell’esercizio del potere maschile su quello femminile. Ma prima di arrivare ad un tale gesto, nella maggior parte dei casi si verificano degli step intermedi che dovrebbero rappresentare un campanello d’allarme nella società.
Maltrattamenti fisici, psicologici, stalking, sono solo degli esempi delle numerose espressioni di violenza propedeutiche nella maggior parte dei casi all’evento delittuoso.
Il 2020 è stato un anno drammatico su questo tema. L’Istat ha portato avanti uno studio intitolato “Le richieste di aiuto durante la pandemia”. La ricerca statistica ha rilevato come nell’anno della pandemia si è evidenziato un aumento del +79,5% di chiamate con richiesta di aiuto al numero 1522, istituito contro la violenza e lo stalking.
I numeri parlano chiaro.
Nell’arco di tempo tra fine marzo ed aprile 2020 si è registrato un aumento del 176,9% di chiamate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel mese di maggio la cifra è salita a +182,2% raffrontata allo stesso mese del 2019. Il rapporto Istat ha messo in luce anche le tipologie di violenze subite. Le segnalazioni riguardano soprattutto casi di violenza fisica (47,9%), ma la maggior parte delle donne ha subito vari tipi di sopraffazione, tra cui quella psicologica nel 50,5% dei casi.
Un altro dato rilevante è l’incremento delle richieste di soccorso da parte delle donne con età inferiore ai 24 anni o superiore ai 55.
Gli artefici dei maltrattamenti sono principalmente familiari e partner. Gli atti violenti continuano ad essere perpetrati all’interno delle mura domestiche, dove è più difficile proteggersi o rendere noto il fenomeno.
A rendere ulteriormente drammatico lo scenario è proprio il luogo in cui le violenze vengono eseguite: la casa. Il proprio domicilio dovrebbe rappresentare per una donna un luogo sicuro, protetto, ed invece diventa troppo spesso un contesto di paura e minacce.
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L’argomento è controverso. In questa sede non si vuole puntare l’indice sul genere maschile, semmai su un certo tipo machismo sotteso, e profondamente radicato nella nostra cultura, che in molti casi risulta propedeutico alla legittimazione di atti di offesa verso le donne.
Se la violenza diventa un espediente per ribadire i ruoli all’interno di una coppia, la responsabilità non si ferma alle mura domestiche, ma coinvolge tutta la cultura pregressa che di questi ruoli definiti ha fatto vessillo.
Contrastare il fenomeno dei maltrattamenti è un’azione necessaria. La strada da percorrere è lunga, e gli attori incaricati sono molteplici, a partire dalle vittime stesse, che dovrebbero percepire come legittima la salvaguardia della propria salute fisica e psicologica.
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Come spesso accade, i cambiamenti culturali avvengono lentamente, ed è fondamentale il ruolo istituzionale nei processi educativi e nell’inasprimento delle sanzioni a carico degli autori.