Un disastro naturale ha colpito le spiagge laziali di Formia e Gaeta, inquinate da oltre 4mila rotelline di plastica nera misteriosamente comparse dal nulla sul litorale conferendogli un aspetto inedito e spettrale, che ha cancellato di colpo i colori che in questo periodo dell’anno dovrebbero renderlo straordinario.
Il sospetto resta quello che possa trattarsi di filtri di depuratori, ma si attende ancora una risposta dalla Capitaneria di Porto che sta controllando l’intera area.
Immediati gli esposti alla Procura della Repubblica da parte di associazioni ambientaliste in cerca di responsabili, che oltre ad inquinare il litorale stanno mettendo a serio rischio la vita degli organismi marini invasi dalla plastica. Anche le istituzioni si sono unite alle associazioni alla ricerca di cause ed effetti, che da un primo bilancio potrebbero essere incalcolabili. Soprattutto per la vastità dell’area coinvolta.
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Le quattromila rotelline raccolte in questi giorni infatti rappresentano solo una parte del danno incalcolabile che il litorale laziale potrebbe aver subito, con pesci ed altri animali marini costretti a vivere e mangiare plastica. Ma da nessun quotidiano o tg nazionale sentirete parlare di questa notizia. C’è il Covid e l’emergenza sanitaria a catturare la scena.
L’uomo e la tecnologia stanno distruggendo il pianeta. Quante volte abbiamo pesato questo concetto, che ci indigna e ci fa maledire il progresso e la società del benessere? Tante volte, forse troppo spesso. Ma cosa facciamo concretamente per fare in modo che si possa cambiare marcia, anche nel nostro piccolo?
Non basta indignarsi sui social scrivendo qualche post strappa like e poi girarsi dall’altra parte. Bisogna far rumore ed agire.
Non si salva il pianeta con un utilizzo narcisistico dei social come fanno gli influencer di successo. Sono tante, troppe le emergenze concrete che stanno letteralmente uccidendo l’ecosistema naturale in cui viviamo. In giro per il mondo ci sono tante spiagge che ricevono le stesse violenze da parte dell’uomo nell’indifferenza più totale. Invece bisogna capire che cambiare passo è possibile ma anche necessario per tanti motivi.
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Il primo resta quello del business del turismo e della blue economy, ma la lista dei benefici che potremmo avere dai litorali liberati dall’inquinamento sarebbe lunghissima. Ignoranza e criminalità stanno ammazzando una parte importantissima del nostro territorio. Che andrebbe protetta con tutte le nostre forze sempre. E non solo quando si guarda alle nostre coste o quando il problema ci tocca da vicino.
Le spiagge italiane stanno morendo sotto i colpi dell’inquinamento e della strafottenza dell’uomo, che continua a deturpare un territorio che abbiamo riscoperto in tutta la sua bellezza durante i mesi del primo lockdown. E’ bastato lasciare a casa milioni di persone e chiudere alcune attività per riavere la natura allo stato puro. Ovviamente non è quello delle restrizioni a rappresentare la soluzione del problema.
Ma perché non cambiare rotta adesso?