Dall’esperienza iniziata il 2019 ormai al termine in Niger, l’organizzazione MEDU, ribadisce l’importanza di assicurare corridoi umanitari e possibilità di integrazione ai rifugiati
Il Niger si trova in Africa, al centro tra due Stati le cui pressioni sono misurabili sulle violenze perpetuate sui civili. Si tratta della Libia, dove le tensioni civili sfociano in fughe con gommoni tra onde letali del Mediterraneo e centri di accoglienza da detenzione, e la Nigeria, famosa per la più temibile mafia al mondo. Una zona franca di tregua si torva nella città di Agadez, in Niger, al c. Qui è stato sviluppato il progetto di Medici per i Diritti Umani (Medu) per la salute mentale dei rifugiati. L’organizzazione con i suoi volontari si è stabilita in città dal 2019.
Agadez è la città di passaggio, di una frontiera simbolica, luogo chiave di flussi migratori tra l’Africa occidentale, le rotte sahariane, che portano alla Libia, fino alla’Europa. E’ anche la città dove Medu ha supportato oltre 1000 rifugiati provenienti dal Sudan: 4.000 colloqui psicologici, oltre 2.700 consultazioni mediche ed oltre 3.100 consultazioni psicosociali. Tra questi numeri ci sono uomini, donne e bambini ma soprattutto le loro storie legate imprescindibilmente alle brutture civili e politiche che piegano molti stati africani in uno stato di povertà e prostrazione mentale e fisica che incrinano ogni dignità umana.
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La guerra civile in Sudan e i campi di tortura in Libia rappresentano solo alcuni dei fattori responsabili per la diagnosi di gravi forme di stress post-traumatico, a cui si aggiungono eventi come la tortura, la violenza sessuale, la privazione di beni essenziali come acqua e cibo, morte violenta di familiari e percosse reiterate.
All’estrema condizione di sopravvivenza si sovrappone quella di resilienza che stupisce i volontari e gli esperti dell’Organizzazione. Rimane un grande vuoto oltre alla violenza: l’assenza di responsabilità della comunità internazionale nei confronti di condizioni e azioni che disonorano i diritti umani, prima ancora che questioni confinate a Stati e continenti. I flussi di migrazioni e il loro conseguente contenimento non sono numeri, ma moltiplicatori di disumanità: la tendenza a ridurre il numero dei migranti e degli sbarchi non è una soluzione, ma diffusore di nuove violenze disumane. Bisogna provvedere ad aumentare i soccorsi per i rifugiati ad Agadez, tra corridori umanitari verso paesi terzi.
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Il progetto ad Agadez realizzato in partenariato con UNHCR e con il supporto della tavola Valdese, è ormai giunto al termine ma non sancisce la fine alla sua missione. Medici per i Diritti Umani prosegue il suo impegno in Niger con un progetto di emergenza nella regione di Diffa.