Chi possiede un conto corrente bancario con liquidità superiore a 15.000 euro in un istituto estero può essere soggetto a sanzioni dalla legge italiana. Ma ci sono modi per aggirare la legge.
La legge numero 186/2014 “Disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all’estero nonche’ per il potenziamento della lotta all’evasione fiscale”, disciplina la dichiarazione della liquidità e degli investimenti posseduti nei conti esteri.
Dall’introduzione della suddetta legge, il contribuente con residenza in Italia ha l’obbligo di presentare nel Quadro RW della dichiarazione dei redditi la detenzione di denaro contante o investito in un conto corrente estero.
In particolare l’obbligo è previsto per le somme liquide che superino i 15.000 euro. Questa norma è finalizzata alla lotta all’evasione fiscale, ed è in linea con gli standard europei antiriciclaggio.
Molti correntisti con ingenti somme di denaro aprono un conto corrente bancario in paesi nei quali ci sono maggiori agevolazioni fiscali. Ma dal 2014 l’Agenzia delle Entrate può avviare degli accertamenti anche sulle somme estere.
In assenza della dichiarazione della titolarità di tali somme, il correntista può incorrere in sanzioni salate. Se non compila il Quadro RW può essere soggetto a multe dal 3% al 30% sul denaro posseduto all’estero.
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L’omissione e la dichiarazione tardiva
Il monitoraggio fiscale normato in Italia è necessario a comprendere meglio l’attività di professionisti e società. Lo spostamento del denaro all’estero è un’operazione consentita dalle leggi europee ed internazionali, ma di per sè manifesta una volontà di eludere l’ordinamento fiscale italiano.
Non sempre ciò che è consentito è etico. Lo dimostra il fatto che la giurisprudenza italiana, in conseguenza di prassi consentite, è sovente costretta ad introdurre istituti di controllo per evitare l’abuso di tali pratiche.
Gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate “scattano” con somme depositate all’estero, non dichiarate, superiori ai 15.000 euro. In caso di omissione si incorre in multe salate.
Consulenti finanziari e siti d’informazione economica fanno presente ai correntisti che si può aggirare la legge presentando la dichiarazione tardiva dei redditi posseduti all’estero, pagando così solamente la sanzione di 250 euro per la presentazione in ritardo anzichè la multa salata per l’omissione.
Il suggerimento è senza dubbio vantaggioso, ma si può considerare etico?
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Fa venire in mente il consiglio di molti consulenti del lavoro che invitano le aziende a non stabilizzare contrattualmente i propri dipendenti. Pagare la multa per la procrastinazione oltre i termini di contratti precari è più conveniente che regolarizzare il dipendente. E’ consentito dalla legge.
Il lettore tragga le proprie conclusioni da sè.