L’utilizzo del denaro contante è sempre più disincentivato. Le operazioni bancomat, o la loro assenza, sono fonte di segnalazione al Fisco
Le recenti norme antiriciclaggio sono entrate in Italia a gamba tesa, modificando le abitudini dei cittadini. Chi usava tenere in casa molto denaro contante, per non affidarsi a istituti bancari, ora non può più farlo. Il movimento del cash insospettisce l’Agenzia delle Entrate e può portare a spiacevoli controlli.
Sotto il mirino entrano anche le operazioni Bancomat. Come tutti sanno, i prelievi, nella maggior parte dei casi, hanno un tetto massimo giornaliero e mensile. Queste misure contrattuali sono state inserite principalmente per evitare grandi danni nel caso di clonazione della carta.
Ma ora i prelievi “eccessivi” mettono in allerta gli istituti di controllo nazionali. Se si effettuano operazioni ripetute ed ingenti, si può incorrere in ispezioni fiscali finalizzate a individuare la destinazione dei movimenti cash.
Anche l’assenza di transazioni può essere causa di un accertamento, specialmente se il titolare del conto in banca ha al proprio attivo un esercizio commerciale. Questo a dimostrare che il livello di rischio di corruzione o riciclaggio in Italia è ancora alto.
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Il rischio di un’ispezione fiscale si verifica anche nel caso dei versamenti di contanti su conto corrente, effettuati attraverso lo sportello elettronico.
Anche in questo caso la legge stabilisce una soglia di 10.000 euro mensili. Al superamento di tele cifra il procedimento d’ispezione dei movimenti scatta d’ufficio.
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In generale, il consiglio è evitare grossi spostamenti di denaro contante, e di privilegiare le forme tracciabili, come pagamenti con carta di credito o bonifici bancari. L’Agenzia delle Entrate si sentirà più rassicurata.