Green pass, l’ok del GPDP ma con determinate garanzie

Il Garante della privacy dà il via libera al green pass. Ma è necessario tutelare determinati dati sensibili del cittadino

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(pixabay)

Il Garante per la privacy è un’Autorità di controllo e di garanzia sull’operato delle pubbliche istituzioni e dei privati. Istituito nel 1996 per il trattamento dei dati personali, il Garante è stato presto impegnato in funzioni centrali per la società con l’insorgere di Internet e dei motori di ricerca.

L’Autorità stessa, al suo esordio, probabilmente non aveva immaginato la portata del proprio lavoro.

Questa volta è il turno del Green pass. Il certificato digitale, che servirà per gli spostamenti tra regioni gialle e per viaggiare all’estero, sarà presto normato da un decreto istituzionale.

Il Garante per la protezione dei dati personali, (meglio noto come Garante per la privacy) ha dato il via libera per l’attivazione della Piattaforma nazionale-DGC, strumento di rilascio del Green pass.

Ma solo a determinate condizioni.

L’Autorità, in un comunicato stampa del 10 giugno, elenca le richieste da avanzare alle istituzioni per tutelare i cittadini.

Il tema del Green pass è insidioso, perchè nasce come uno strumento di supporto per uscire dalla crisi economica e sociale, ma allo stesso tempo richiede di mostrare la certificazione sullo stato di salute di un individuo, categoria inserita nell’elenco dei dati “molto sensibili”.

Il Garante interviene sul tema, chiedendo che il verificatore del Green pass possa visualizzare solo le generalità del soggetto, e non le specifiche sul certificato (vaccino, tampone o guarigione).

Inoltre, l’Autorità fa notare che in assenza di una normativa specifica, in molti casi, dopo il decreto “Rieperture”, le Regioni hanno inserito provvedimenti interni in cui chiedevano l’esibizione del certificato anche per scopi ulteriori rispetto a quelli previsti dal decreto.

Per cui urge la necessità di normare cavillarmente le condizioni in cui è consentito richiedere l’esibizione del certificato Covid.

Il Garante chiede che le certificazioni possano essere emesse e rilasciate solo attraverso la Piattaforma nazionale-DGC e verificate esclusivamente attraverso l’App VerificaC19.

L’Autorità, nella stessa sede di confronto con le istituzioni, rileva la criticità della App Io, tramite la quale sono stati diffusi alcuni dati sulle transazioni cashback. Il GPDP chiede il blocco del trattamento di alcuni dati nella suddetta App, fino a che non verranno ripristinate le norme di tutela della privacy.

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Qui il comunicato ufficiale Del GPDP

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