Il Fisco può controllare i conti correnti dei nostri parenti quando intestiamo loro un nostro conto?
Sono davvero in molti i cittadini che si chiedono se l’Agenzia delle Entrate può effettuare dei controlli fiscali sui conti corrente dei parenti quando intestiamo un nostro conto proprio ai nostri parenti più stretti.
La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate sanno bene che nel nostro Paese l’intestazione fittizia di conti correnti a coniugi o genitori anziani e pensionati non è un fatto nuovo.
I controlli, infatti, non riguardano solo il reddito del contribuente oggetto di verifica ma anche ai suoi familiari a cui spesso vengono intestati beni, mobili e immobili, frutto di redditi non dichiarati.
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I controlli da parte della guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate sui conti correnti dei parenti sono quindi una pratica legittima che usa l’ufficio delle imposte per ricavare elementi da cui desumere l’evasione fiscale. Ovviamente questi controlli non volti al fine di capire se questi stanno pagando le tasse ma piuttosto per accertarsi se tali beni siano di pertinenza del primo.
Il Fisco, per capire se il conto corrente intestato ad un parente sia in realtà riconducibile a noi opera secondo le cosiddette «presunzioni» ovvero gli «indizi».
Tali indizi possono essere l’assenza di redditi dichiarati in capo al titolare del conto o comunque un volume d’affari del tutto inferiore rispetto alla disponibilità presente sul conto; la movimentazione sospetta tra il titolare del conto “intestato fittiziamente” e il parente soggetto a verifica fiscale e l’accertamento di un reddito incongruo (ossia poco credibile) in capo al soggetto verificato, anche in relazione al tipo di attività che svolge e al tenore di vita che conduce.
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Di recente la Cassazione ha ribadito che l’accertamento di ricavi in nero a carico dell’imprenditore può essere validamente emesso anche sulla sola base dei movimenti ingiustificati registrati nel conto corrente del coniuge che si presume essere a sua disposizione.