Dopo 5 anni, non sappiamo ancora perché Giulio Regeni è stato torturato e ucciso

Cambierà qualcosa adesso che Di Maio ha chiesto di portare la questione al Consiglio Europeo?

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Sono passati cinque anni dalla morte di Giulio Regeni.

Cinque lunghi anni in cui purtroppo siamo ancora ben distanti dall’aver compreso cosa sia successo a questo giovane ricercatore, rapito, torturato e ucciso con una crudeltà difficile persino da descrivere a parole senza avvertire una morsa allo stomaco. Paola Defendi, madre di Regeni, non si è mai arresa e continua a combattere ed esortare lo stato italiano a non smettere di indagare per scoprire cosa sia successo a suo figlio e per quale motivo sia stato trucidato in un modo così barbaro. Uno dei punti più oscuri di questo dramma, più volte rimarcato dalla madre in questi anni, riguarda quei fatidici giorni in cui Giulio Regeni era semplicemente scomparso. Nessuno sapeva dove fosse e cosa fosse successo.

Un lasso di tempo troppo lungo che nel tempo ha convinto la donna che, da parte della politica italiana, non è mai stato fatto tutto il possibile per risalire alla verità. Anche per questo, di recente la Defendi ha dichiarato che “in questi 5 anni abbiamo sentito tante parole vuote ma anche bugie”. La domanda d’altronde è legittima: com’è possibile che nonostante le indagini della magistratura, che durano ormai da anni, ci troviamo di fronte a una vicenda ancora avvolta nell’oscurità? In un paese in cui oltretutto i servizi segreti hanno sempre dimostrato un’efficienza e una capacità di indagine fuori dal comune. Logico naturalmente che si tratti anche di una questione diplomatica con una nazione molto poco democratica, l’Egitto, a cui l’Italia si ritrova legata a doppio filo su tante questioni. Senza dimenticare il palese ostruzionismo del governo di Al-Sisi nel collaborare, rifiutandosi a un certo punto persino di fornire generalità e domicilio alla magistratura italiana dei funzionari incriminati invitati a comparire in tribunale.

Le indagini si sono adesso concluse, trovando il commento sulla vicenda del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha spiegato come la procura di Roma: “tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli. Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia”. Mattarella riconosce e “denuncia” dunque pubblicamente le ostruzioni delle autorità egiziane sulla vicenda. Anche se dopo tutti questi anni, resta un po di scetticismo nel pensare che possa essere questa la volta buona in cui il governo italiano si decide a mettere alle strette l’Egitto sulla vicenda.

Il caso Regeni continua ad essere seguito con attenzione anche dai vertici europei, in particolar modo dopo la richiesta del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio di discuterne all’interno dell’Unione Europea in un apposito incontro. Una richiesta che Josep Borrell, che ricopre il ruolo di Alto Rappresentante, ha elogiato spiegando che l’omicidio di Regeni è un caso che coinvolge l’intera Europa e non soltanto il nostro paese. Nel suo intervento inoltre, anche Borrell ha spiegato che sin dall’inizio si sia richiesto formalmente, com’era normale che fosse, una cooperazione da parte dell’Egitto che nei fatti non è mai arrivata.

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Di Maio dal canto suo continua a ritenere inammissibile che, dopo 5 anni, vi siano ancora tutte queste difficoltà nel fare luce sulla vicenda. Per il Ministro degli Esteri “l’Italia ritiene l’Egitto un interlocutore cruciale nel Mediterraneo, e ritiene che il nostro compito in Europa sia quello di avviare un dialogo franco, costruttivo e trasparente con Il Cairo, ma non può avvenire a scapito dei diritti umani”. La strada purtroppo è ancora molto lunga, basti solo pensare che la prossima udienza preliminare del Gup sul caso, per i quattro agenti dei servizi segreti egiziani coinvolti, si terrà il prossimo anno, nella data del 19 Aprile 2022.

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