I 25 indagati sono stati rinviati a giudizio. Antigone chiede una riforma carceraria che riduca il pericolo di abusi a danno dei detenuti
La vicenda del carcere di Torino, emersa negli scorsi giorni, purtroppo non è un contesto isolato. Nell’ultimo anno diverse strutture carcerarie sono state indagate per tortura contro i detenuti. Basta annoverare i fatti delle case circondali di Santa Maria Capua Vetere, San Gimignano, Lecce e Ferrara per avere un quadro della situazione del sistema di detenzione italiano. E’ evidente che qualcosa va modificato. Non si può eliminare il problema mettendo sotto inchiesta le responsabilità individuali, le indagini devono essere elevate al sistema.
Antigone, associazione che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario italiano, in un comunicato del 21 luglio, annuncia l’intenzione di costituirsi parte civile nei confronti dei 25 agenti ed operatori del carcere di Torino, rinviati a giudizio per tortura.
I fatti risalgono al periodo tra aprile 2017 e novembre 2018, e si sarebbero verificati nel settore C della struttura carceraria. Gli agenti sotto inchiesta avrebbero portato avanti continue condotte violente nei confronti di detenuti reclusi per abusi sessuali o contro minori. La natura del crimine, di per sè, non rende lecito un trattamento discrezionale da parte delle forze dell’ordine.
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone dichiara: “Bisogna prevenire i fatti di tortura attraverso la previsione di video sorveglianza in tutti gli istituti, sottoscrizione di un codice deontologico, predisposizione di linee guida nazionali sull’uso della forza, assunzione di personale civile, fino ad una maggiore generalizzata apertura ai fini di una umanizzazione della pena“.
L’associazione Antigone ha preparato un progetto di riforma da presentare alle istituzioni. Conclude il presidente: “Questi episodi sono il segno evidente della necessità di profonde riforme all’interno del sistema penitenziario italiano. Va rivisto drasticamente il modello di organizzazione pensando a una formazione diversa e multidisciplinare degli agenti penitenziari”.
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A questo link il comunicato di Antigone