Istat, rapporto sulla situazione del Paese: crollo di nascite e consumi

Il 2020 è stato realmente l’Annus horribilis per l’Italia: crollo delle nascite e dei consumi. I dati dell’Istat nel rapporto sulla situazione del Paese

(Pixabay)

In Italia non si fanno più figli: a rivelarlo è l’Istat nel rapporto 2021 sulla situazione del Paese che mette in luce anche come nell’anno della pandemia si siano ridotti anche i consumi.

Per quanto riguarda le nascite, nel 2020 si registra il nuovo minimo storico dall’Unità di Italia e il numero massimo di decessi dal secondo dopoguerra. I nuovi nati sono stati 404.104 in diminuzione del 3,8% rispetto al 2019, e di quasi il 30% sul 2008. Nell’anno in corso, invece si registra un +3,7% in più di nascite soprattutto da genitori non sposati.

Nel 2020 il totale dei decessi è stato di 746.146. Rispetto alla media 2015-2019 i decessi in più sono 100.526 (+15,6%)”.

A causa del Covid, poi, sono crollati anche i matrimoni: nel 2020 si sono celebrati meno di 97mila matrimoni, quasi la metà rispetto al 2019 (-47,5%). La diminuzione delle nozze è stata più marcata nel Mezzogiorno (-55,1%) e più contenuta nel nord-est (-38%).

Nel 2020, anno in cui il Covid ha sconvolto le nostre vite, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici si è ridotto del 2,8%, meno 32 miliardi, quasi azzerando la crescita del biennio precedente. I consumi hanno registrato una caduta del -10,9%, mai così male dal dopoguerra.

In forte crescita poi la povertà assoluta che interessa oltre 2 milioni di famiglie, pari al 7,7% (era al 6,4% nel 2019), e più di 5,6 milioni di individui, il 9,4% (era al 7,7%). La condizione peggiora di più al Nord, ma nel Mezzogiorno c’è ancora l’incidenza più alta (9,4% quella familiare), al Centro la più bassa (5,4%).

Altra cosa che fuoriesce dal rapporto sul Paese è la propensione al risparmio è salita dall’8,1 al 15,8%. Il reddito primario delle famiglie è sceso di 92,8 miliardi di euro, – 7,3% ma i massicci interventi pubblici per 61 miliardi hanno compensato due terzi della caduta.

Infine a ridursi notevolmente anche le già scarse risorse che le famiglie destinano ai consumi culturali, solo il 2,1% della spesa totale nel 2020.

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Qui il comunicato stampa dell’Ansa

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