Secondo il climatologo Luca Mercalli gli incendi a cui stiamo assistendo in queste settimane, seppure di natura dolosa, sono comunque una diretta conseguenza di un cambiamento climatico che sta creando le condizioni ottimali affinché i boschi prendano fuoco molto più facilmente
Il cambiamento climatico non ha il potere di far prendere a fuoco un bosco, ma sta creando le condizioni ottimali affinché questo accada.
Il monito lanciato dal climatologo Luca Mercalli racconta come gli incendi a cui stiamo assistendo da giorni in tutta Italia, e che stanno tutt’ora arrecando gravissimi danni alla popolazione e al territorio, sono una diretta conseguenza dell’inquinamento che continuiamo a produrre ogni giorno sulla terra. E di tempo per rimediare non ne rimane molto: “Se ci lasciamo sfuggire i prossimi 10 anni per agire seriamente la situazione diventerà irreversibile e finiremo letteralmente per arrostire tutti, gli scenari saranno di fuoco”. Il climatologo è consapevole del fatto che la maggior parte degli incendi che stanno devastando la penisola sono di natura dolosa, ma il problema a suo parere è un altro: “Via via che la siccità e il caldo asciugano il sottobosco e il materiale depositato da tempo, il bosco diventa una torcia. Le disattenzioni e i criminali ci sono sempre ma il vento caldo e la siccità rendono il fuoco più facilmente propagabile e difficile da fermare. Ricordiamoci che in un bosco in salute, un bosco umido, il fuoco percorre pochi metri”.
Mercalli invita la popolazione a non sottovalutare anche quanto sta accadendo nel resto del mondo, e di iniziare a entrare nell’ottica che gli incendi sono una diretta conseguenza del riscaldamento globale. D’altronde, le emissioni di CO2 hanno già da tempo raggiunto una dimensione che inevitabilmente ci condanna all’estinzione. L’umanità ne produce attualmente circa 40 milioni di tonnellate l’anno. E in tal senso, ha fatto particolarmente scalpore una rilevazione condotta di recente sulla foresta amazzonica. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, ha stabilito come in alcune aree di quello che viene considerato ancora come “il polmone del mondo” venga emessa molta più CO2 di quanto l’ecosistema sia in grado di smaltire. Mercalli inoltre si è dimostrato abbastanza scettico sull’iniziativa presa nell’ultimo anno nel vecchio continente, con la recente approvazione del nuovo piano Ue su energia e clima. Un provvedimento che secondo i vertici europei darà finalmente inizio a quel nuovo Green Deal Europeo tanto invocato dalla Presidentessa UE Ursula Von Der Leyen al momento del suo insediamento. Il rischio però per Mercalli è che si tratti di intese che alla lunga si dimostreranno fallaci tanto quanto gli accordi di Parigi sul clima.
Per il climatologo invece di festeggiare l’avvenuta approvazione di queste norme, bisogna piuttosto prendere atto che è il momento di agire, e che non sarà più possibile eludere queste intese allo scopo di fare profitto se non si vuole condannare l’umanità alla sua fine. Perché, come spiega il ricercatore, in fondo non è il pianeta ad essere in pericolo: la terra è in grado di superare qualunque crisi climatica, noi no.
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E se tra 80 anni registreremo cinque gradi in più nella temperatura, significa che la situazione sarà realmente irrecuperabile: “Agire adesso significa scongiurare gli scenari peggiori ed evitare di entrare nell’irreversibilità. Un grado in più ce l’abbiamo già e con questo bisognerà convivere, anche se cominciassimo stasera a smettere di inquinare”.