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Schedavano le persone di origine ebraica, in Francia un sito antisemita è finito sotto inchiesta

A segnalarlo per primi sono stati il ministro dell’Interno francese e la piattaforma transalpina Pharos

(pixabay)

Con sommo dispiacere apprendiamo dal “Fatto Quotidiano” una notizia che definire inquietante è poco.

Da oltre un anno, sul web, è attivo un sito dal nome “Ils sont partout”, che tradotto in italiano è “Loro sono dappertutto”. Il “loro” si riferisce alle personalità mondiali in campo politico, economico e culturale di origine ebraica. Il titolo del sito parafrasa il settimanale collaborazionista ed antisemita “Je suis partout’”, che ha avuto grande risalto nell’opinione pubblica durante l’occupazione nazista in Francia, tra il 1940 ed il 1944. A segnalare i contenuti di incitazione all’odio e discriminazione è stato il Ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, che sul proprio profilo Twitter ha denunciato: “Questo sito antisemita è profondamente scandaloso e nauseabondo. Segnalo al procuratore questi fatti, che possono incorrere in qualifiche penali, affinché vengano aperte procedure giudiziarie contro gli autori e farla chiudere al più presto”.

Già in precedenza, il sito Pharos aveva messo in luce l’esistenza di questa piattaforma dai contenuti potenzialmente illeciti.Ils sont partout” si propone di censire attentamente le personalità francesi ed internazionali con rilevanza mondiale di provenienza ebraica. La scheda è corredata da tanto di biografia e foto. Il sito ora è sotto inchiesta dalla Procura di Parigi per incitamento all’odio online. “Ils sont partout” è associato ai profili del russo VKontakte e dell’americano ultraconservatore e cospirazionista Gab. Ora, senza incorrere nella retorica della libertà d’espressione sul web, sembra proficuo interrogarsi su come sia possibile che nel 2021 ancora la ricerca del male e del capro espiatorio sia identificabile con un’etnia. La storia dovrebbe essere patrimonio culturale collettivo, ma evidentemente non è così. L’incitazione all’odio, relegata alla mera origine etnica o religiosa, dovrebbe aver lasciato il passo ad una visione critica più ampia. Ma l’identificazione del nemico in carne ed ossa sembra essere una necessità tutt’oggi impellente.

A parere di chi scrive, il web non fomenta la discriminazione o l’odio, lo rende solo più evidente. Sul banco degli imputati non deve salire il canale di trasmissione, ma sempre ed esclusivamente il messaggio ed i suoi autori.

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A questo link l’articolo de “Il Fatto Quotidiano”

Pubblicato da
Giulia Borraccino