L’Ue ha già multato l’Italia per oltre 77 milioni di euro. La contaminazione delle acque marine e fluviali emerge da un’analisi di Legambiente
Le acque reflue sono i principali fattori di inquinamento lacustre e marittimo. Da analisi microbiologiche effettuate in 11 regioni italiane è emerso che in prossimità delle foci oltre il 33% dei campioni prelevati è contaminato. I batteri ritrovati nelle foci fluviali sono Enterococchi intestinali ed Escherichia coli, con livelli di concentrazione superiori ai limiti di legge.
Da dove sono emersi questi dati? Forse da un monitoraggio periodico pubblicamente istituito? No, l’associazione ambientalista Legambiente, da decenni impegnata sul territorio italiano, ha promosso due campagne itineranti, Goletta verde e Goletta dei laghi. I due progetti quest’anno hanno avuto come partner Conou e Novamont, e un gruppo di oltre 300 volontari di Legambiente. Le campagne hanno visitato diverse località sparse in 11 regioni italiane, e molti abitanti locali hanno partecipato con varie segnalazioni all’iniziativa.
In seguito ai prelievi sono stati riportati i risultati delle analisi. Per quanto riguarda le acque marine, dei 263 campioni prelevati, 22 sono stati giudicati inquinati, mentre ben 70 sono risultati fortemente inquinati. Il 35% del totale è fuori i limiti di legge. Situazione percentualmente simile per i rilievi lacustri.
Il responsabile dell’inquinamento delle acque italiane è principalmente il malfunzionamento della depurazione delle acque fognarie, che sfociano direttamente nei mari e nei fiumi. In aggiunta, in Italia c’è una rilevante presenza di scarichi abusivi. E’ superfluo sottolineare che oltre al danno ambientale, l’inquinamento delle acque è conduttore di malattie trasmissibili all’uomo.
La gestione degli scarichi fognari è responsabilità degli enti locali, che evidentemente, in buona parte dei casi, trascurano il monitoraggio e la manutenzione del sistema.
Legambiente conclude: “Ancora oggi il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato. L’Unione Europea ha più volte ammonito l’Italia, avviando ben quattro procedure d’infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui. Sino ad ora le multe sono costate al nostro paese oltre 77 milioni di euro.”
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