Mai come ad adesso Assange sembra così vicino a rientrare negli Stati Uniti per essere incarcerato a vita
Numerosi gruppi di attivisti hanno protestato davanti al Royal Courts di Londra per chiedere giustizia: Julian Assange continua a restare in pericolo e adesso, il rischio di finire imprigionato a vita nelle carceri statunitensi è più che mai concreto. L’Alta Corte Inglese alla fine ha accolto l’appello americano per l’estrazione dopo che la stessa domanda era stata rigettata a gennaio di quest’anno. Una decisione che il giudice aveva motivato spiegando come il fondatore di Wikileaks fosse a rischio suicidio. D’altronde la vita di Assange negli ultimi dieci anni è stata un vero e proprio incubo. Tutti noi a causa della pandemia di coronavirus che continua a tenere sotto scacco il mondo, abbiamo scoperto quanto può essere devastante ritrovarsi chiusi in casa senza avere alcuna possibilità di uscire. Per Assange questa nel tempo è diventata semplicemente la normalità, basti solo pensare ai sette anni che ha passato rinchiuso nell’ambasciata ecuadoregna.
Adesso però gli Stati Uniti sono riusciti nel loro intento, mettendo in discussione la perizia psichiatrica presentata dagli avvocati difensori di Assange, e il suo rientro in patria sembra purtroppo molto più probabile. Assange è diventa un “nemico” dell’America con il progetto Wikileaks, un’organizzazione che nel 2010 è riuscita a rendere pubblici centinaia di documenti top secret del governo americano che raccontavano gli infiniti abusi perpetrati dall’esercito americano in Afghanistan e Iraq. Alle proteste era presente anche l’avvocato Stella Morris, compagna di Assange e che con l’uomo condivide due figli. La donna ha chiesto libertà per il compagno durante la manifestazione, ricordando come la loro famiglia continua ad essere oggetto di minacce e intimidazioni da oltre dieci anni.
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