Riaprono i centri estivi ma i minori con disabilità continuano ad essere discriminati

I minori affetti da disabilità sono stati tra le categorie più colpite e danneggiate dalle conseguenze del lockdown. Ma anche adesso che i centri estivi possono riaprire normalmente, restano tantissime le criticità che troppo spesso si traducono in veri e propri atti discriminatori nei loro confronti

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A distanza di quasi un anno e mezzo da una pandemia, che ha finito con il sospendere la maggior parte delle attività sociali nel nostro paese, sono ufficialmente ripartiti i centri Ricreativi Estivi.

Non una notizia da poco, considerato che si tratta di attività che spesso, per le famiglie con minori a carico, rappresentano l’unico momento per i genitori per riposare e mandare i figli in un luogo sicuro e controllato dopo la fine dell’anno scolastico. Centri Estivi che sono ancora più fondamentali per quei nuclei familiari che hanno a loro carico figli con disabilità, probabilmente la categoria che ha più risentito del lockdown e di questa lunga chiusura delle scuole, che soltanto adesso sembra essere giunta al termine. Nonostante queste riaperture, rimangono però tantissimi problemi che accompagnano questa categoria e che lo Stato non sembra ancora in grado di risolvere. La redazione del FattoQuotidiano.it ha infatti raccolto diverse testimonianze, tra i rappresentanti delle associazioni di tutela e i genitori, che raccontano di come vi siano ancora troppe criticità che non permettono alle famiglie di essere realmente supportare nella cura dei figli, in particolar modo in situazioni di forte difficoltà.

Intervistata da giornalisti sul tema, Laura Abet, avvocato rappresentante del Centro Antidiscriminazione LEDHA, ha dichiarato che ai minori disabili deve essere in primo luogo garantito quel diritto alla didattica in presenza che durante la pandemia è stato disposto dall’esecutivo soltanto nella teoria. Nonostante le normative governative durante il lockdown prevedessero delle apposite eccezioni per questa categoria, e dunque la possibilità di continuare a svolgere la didattica in presenza, sono stati pochissimi i Cer che si sono ritrovati nelle condizioni di continuare ad offrire supporto scolastico, e al contempo, la necessaria sicurezza sanitaria. Non l’unica criticità, perché sono tanti i genitori che ai microfoni del Fatto hanno raccontato di tutte le discriminazioni subite in tal senso: dalle richieste dei centri di rette più alte del normale, alla carenza di figure specializzate in queste strutture, fino a un vero e proprio rifiuto di accogliere i minori con disabilità al loro interno.

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A questo link, l’articolo completo del Fatto Quotidiano e le testimonianze dei genitori intervistati

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