Novità in arrivo per tutti i lavoratori che per mesi hanno aderito allo smart working in tempi di pandemia: ecco cosa cambia a settembre
Sono tanti i lavoratori che per mesi hanno lavorato in smart working con l’insorgere della pandemia da Coronavirus. Soprattutto nei primi mesi dall’arrivo in Italia del Covid-19, quelli del lockdown totale per intenderci, le aziende hanno dovuto fare di necessità virtù, ed adeguarsi a questa nuova tipologia di lavoro a distanza mai applicata in modo massiccia nel nostro paese. Tanti i vantaggi per le aziende e gli stessi lavoratori.
Ovviamente non tutte le occupazioni hanno ricevuto lo stesso “trattamento”. Infatti si è parlato dall’inizio di cerchia di privilegiati che nonostante le chiusure hanno potuto portare avanti le attività anche a distanza, con le sedi centrali chiuse o aperte solo per pochi dirigenti. Adesso, con il prolungarsi degli effetti della pandemia e con il prolungamento dello stato di emergenza, ci potrebbero essere delle novità per il mese di settembre.
Infatti sono tante le aziende che stanno preparando il rientro in ufficio per i dipendenti che per mesi hanno invece prestato le loro attività a distanza. Si cerca di capire come si arriverà ad inizio mese prossimo, con la campagna vaccinale che procede, anche se adesso a rilento rispetto al passato.
Smart working: i lavoratori tornano in azienda?
Il mese di settembre rappresenta una tappa importante per il mondo del lavoro. Infatti in questo mese si attendono i dati sulla pandemia per prendere delle decisioni importanti. La prima di queste riguarda il ritorno in presenza in ufficio per milioni di lavoratori, che da tempo hanno svolto le loro attività a distanza in smart working. Come si preparano le aziende adesso?
La strategia comune resta quella del modello misto, ovvero quello di un piano di rientro graduale che tenga in considerazione i dati epidemiologici nel rispetto della salute dei lavoratori. Nelle prossime ore si attendono novità che possano portare ad una soluzione univoca e per tutte le categorie, senza differenze che possano danneggiare i lavoratori.
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Intanto si calcola che il ritorno del lavoro in presenza possa valere il 2% del PIL, con una crescita complessiva che potrebbe arrivare fino al 5,6%. Numeri importanti che riportano l’Italia indietro nel tempo agli anni 70′, nel periodo d’oro per l’economia del paese.