L’associazione Antigone, che si occupa da decenni di monitorare le carceri italiane, inserisce in un report proposte per migliorare le condizioni di detenzione
Negli ultimi mesi, anche a causa delle rivolte durante la pandemia, si è parlato più volte di episodi di violenza perpetrati dagli agenti delle carceri ai danni dei detenuti. Come mostra Antigone in un suo comunicato stampa, il 68% delle risorse destinate agli istituti penitenziari vengono investite nella polizia. E’ evidente che la sicurezza è essenziale in un sistema detentivo, ma si rischia di trascurare altri elementi essenziali alla vita dei detenuti.
L’associazione, impegnata da decenni in attività di monitoraggio delle carceri, ha pubblicato il rapporto di metà anno sulle condizioni di reclusione. Da ciò ne è emerso che la violenza nelle carceri non è l’unica questione da contrastare. Nell’ultimo anno Antigone ha visitato 67 carceri, ed il primo problema che è venuto a galla è il sovraffollamento degli istituti, con un tasso superiore al 113%. Negli edifici di detenzione risiedono 53.000 detenuti a fronte dei 47.000 posti disponibili. Antigone suggerisce che per fronteggiare il problema, sempre più urgente dall’inizio della pandemia, basterebbe incentivare le misure alternative alla detenzione per i soggetti che hanno meno di 3 anni da scontare.
Ad esempio, coloro che hanno ricevuto una diagnosi di tossicodipendenza, dovrebbero essere affidati ai servizi territoriali che si occupano di disintossicazione, e non chiusi in carcere. Sono gravi i dati sulle condizioni strutturali detentive. Nel 42% degli istituti sono state trovate celle con schermature alle finestre che impediscono passaggio di aria e luce naturale.
Nel 36% delle carceri vi erano celle senza doccia, nonostante dal 2000 gli istituti siano obbligati a provvedervi in ogni stanza. Gli ambienti in cui il detenuto passa la maggior parte delle ore della giornata non è adatto ad uno stile di vita dignitoso. Con la pandemia, sono diminuite le attività complementari, ed alcuni istituti con celle aperte le hanno chiuse, anche se la maggior parte hanno cercato di mantenere una circolazione più ampia.
Antigone suggerisce alle istituzioni che l’investimento in termini economici dovrebbe essere incrementato a beneficio dei servizi di reintegrazione ed assistenza sociale. Ma questo è possibile solo grazie ad una redistribuzione dei fondi e all’introduzione di modifiche al regolamento penitenziario.
E’ importante monitorare le carceri e le condizioni di detenzione non solamente per sostenere i diritti dei reclusi in quanto esseri umani, ma anche per portare la popolazione civile a conoscenza di situazioni verso le quali molti preferiscono voltarsi dall’altra parte.
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A questo link il comunicato Antigone del 29 luglio