Secondo i magistrati di Caltanissetta, si trattò di un movimento politico nato per far riunire all’interno di unico contenitore gli uomini di Cosa Nostra con l’estrema destra e pezzi della massoneria deviata
Secondo i magistrati di Caltanissetta, ci sarebbe la mano di Matteo Messina Denaro dietro il partito politico “Sicilia Libera”. Nella sentenza appena pubblicata, che ha sancito la condanna del super latitante mafioso all’ergastolo per gli attentati dei giudici Falcone e Borsellino, si trattò di un progetto politico fondato allo scopo di riunire gli uomini di Cosa Nostra con la massoneria e la destra eversivo. Un’esigenza nata in seguito alle stragi del 92, nel momento in cui la popolazione iniziava a prendere confidenza con la portata storica di Tangentopoli. Sicilia Libera venne sciolto a due anni dalla sua nascita, alla vigilia delle elezioni politiche del 94 che sancirono la leadership politica di Silvio Berlusconi, in quello che sarebbe stato l’inizio di un ventennio dominato dalla figura del Cavaliere, anch’egli successivamente coinvolto nelle vicende mafiose dell’isola, con l’accusa di essersi fatto finanziare la costruzione di Milano 2 dalla famiglia Bontade. Nella sentenza, i giudici spiegano come il movimento politico nacque in seguito a delle tensioni interne a Cosa Nostra successive alla sentenza del maxi processo del 1992: “Alla certezza di questo fallimento da parte di Riina erano subentrate nella seconda metà dell’anno 1991 le vere e proprie riunioni deliberative delle stragi da parte degli organi di autogoverno di Cosa Nostra, segnatamente la commissione regionale e quella provinciale di Palermo; quindi, nella prima parte del 1992 e da lì in avanti, erano seguite le altre riunioni a formazione ristretta, alcune delle quali ancora connotate da contenuti deliberativi, la gran parte invece caratterizzata dalla delineazione dei dettagli organizzativi esecutivi dei singoli obiettivi”.
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