Al contrario, gli aeroporti sono sempre più affollati.
“Rispetto a una settimana fa Kabul sembra vuota, non ci sono molte persone in giro, anche il traffico di mezzi è inferiore, la città è in ordine, andando in giro si vedono numerose camionette e numerosi posti di blocco”. Alberto Zanin, coordinatore medico di Emergency per Kabul, fornisce un ritratto desolante della capitale afghana. Non si sa se la desertificazione delle strade sia dovuta al timore dei cittadini verso la città occupata o agli spostamenti migratori da Kabul, ma in ogni caso la capitale dell’Afghanistan ha cambiato radicalmente il proprio aspetto in pochi giorni.
Allo stesso tempo, negli aeroporti continua a governare il caos. Migliaia di persone tentano la fuga, e talvolta trovano la morte. Giungono diverse notizie di sparatorie e feriti da calca.
Zanin sembra tranquillo per il suo lavoro, Emergency ha avviato un processo di dialogo con l’emirato talebano, ed a Kabul si registrano minori accessi ospedalieri della scorsa settimana.
Le autorità afghane garantiscono ad Emergency “la massima cooperazione”. Le donne dell’associazione continuano a lavorare. Evidentemente anche il nuovo governo si rende conto del ruolo fondamentale che l’associazione riveste nella società. Spiega Zanin: “Non hanno alcuna intenzione di fermare la nostra attività, è stata riconosciuta l’importanza del lavoro che Emergency fa ormai da 20 anni in Afghanistan. Non siamo particolarmente preoccupati per la possibilità di fare il nostro lavoro”.
Secondo il medico, delle difficoltà potrebbero emergere nel momento in cui la comunità internazionale decida di bloccare i fondi all’Afghanistan. Ma Emergency sta provvedendo, aumentando le forniture e tenendo da parte uno stock di riserva di materiali e medicinali. Conclude Zanin: “Abbiamo aumentato il nostro stock in modo preventivo e abbiamo materiale per tre mesi nel caso si blocchino del tutto le forniture”.
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