Il premier ha parlato di quanto sta accadendo in Afghanistan e delle politiche italiane nella lotta contro la discriminazione di genere
“Difendere i diritti delle donne ovunque nel mondo, soprattutto dove esse sono minacciate”.
Con queste parole il premier Mario Draghi si è presentato al G20 Conference on Women’s Empowerment che si è tenuto a Santa Margherita Ligure. Un evento che alla luce di quanto sta accadendo in Afghanistan, con la presa del potere dei talebani, assume un’importanza storica.
L’Occidente si trova in una situazione complicata: da un lato si riconosce la necessità di dialogare con il nuovo emirato islamico, dall’altro non si può ignorare come l’avvento di questo nuovo regime metta le donne del luogo in una situazione di pericolo, in cui ogni loro diritto conquistato fino ad adesso sarà inevitabilmente ridimensionato in nome della sharia. Nel suo discorso, Draghi ha dichiarato che “il G20 deve fare tutto il possibile per garantire che le donne afghane mantengano le loro libertà e i loro diritti fondamentali, in particolare il diritto all’istruzione. Le conquiste raggiunte negli ultimi vent’anni devono essere preservate”. Un punto su cui il premier insiste molto, invitando la comunità internazionale a non illudersi, nonostante alcune dichiarazioni dei talebani lascino pensare a una maggiore libertà per le donne rispetto al passato. Non andrà così, spiega il Presidente del Consiglio, mai come adesso le donne afghane stanno correndo il pericolo “di tornare alla triste condizione in cui si trovavano vent’anni fa. Rischiano di diventare ancora una volta cittadine di seconda classe, vittime di violenza e di discriminazioni sistematiche, soltanto per il fatto di essere donne”.
Draghi ha continuato nel suo discorso ribadendo l’impegno italiano nella lotta contro ogni forma di discriminazione, ricordando come durante il semestre italiano, siano state più volte proposte “misure concrete” per aiutare le donne nel loro difficile percorso di emancipazione. Il divario di genere è un problema che il nostro paese, almeno secondo il premier, ha sempre preso molto sul serio: “A giugno abbiamo adottato una tabella di marcia volta a raggiungere e superare l’obiettivo fissato a Brisbane, che prevede di ridurre del 25% entro il 2025 i divari di genere nel tasso di partecipazione alla forza lavoro nei Paesi del G20. La tabella comprende 17 indicatori che consentono di monitorare i progressi raggiunti verso la piena parità di genere nel mondo del lavoro. Ogni perdita di talento femminile è una perdita per tutti noi”.
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