Varsavia sta costruendo barriere di filo spinato ed ha armato i soldati per proteggere i confini dai rifugiati che provengono dall’Afghanistan
“Un tale cambiamento sarà assolutamente contrario alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. È anche contrario ai regolamenti dell’Unione europea, per i quali ogni straniero deve avere accesso alla procedura per i rifugiati. E anche alla costituzione polacca, che permette agli stranieri di chiedere protezione internazionale in Polonia”. Marcin Sosniak dell’ufficio dell’Ombudsman, afferma che rifiutare asilo ai rifugiati è contrario alla legge.
Ma la Polonia si sta attrezzando per cambiare le regole. Ciò che emerge dagli intenti governativi è l’introduzione del reato di clandestinità, che potrebbe criminalizzare l’accesso alle frontiere. La Polonia dovrebbe rispettare la convenzione di Ginevra, ma sembra che non sia intenzionata a farlo.
Nel frattempo al confine si stanno ergendo barriere di filo spinato ed i soldati sono pronti ad intervenire nel caso qualcuno tenti di sfondarle. Alzare un muro come pratica reale e simbolica per rappresentare ciò che si vuole tener fuori e ciò che si vuol tener dentro è storia vecchia. Ma pare che nel 2021 sia considerata ancora la modalità più efficace di protezione del proprio paese. Una barriera porta con sé un impedimento pratico, ma ha anche un carico di valori molto forte, il rifiuto di ciò che è estraneo, specialmente se pronto a contaminare una cultura nazionalista.
I rifugiati fermi al confine con la Polonia vengono dall’Afghanistan, ma anche dall’Iraq e dalla Siria. Cercano protezione e rifugio. Un’attivista per i diritti umani, Tahmina Rajabova, è intervenuta sul campo come traduttrice e per fornire cibo e documenti necessari al lasciapassare. Ma i soldati hanno detto che i migranti dovevano tornare a casa.
Bartosz Grodecki, sottosegretario di Stato per il Ministero degli Interni polacco, conferma che è in atto un cambiamento normativo: “Si tratta di una risposta a ciò che sta accadendo al momento al confine. Come Stato membro, siamo obbligati ad adempiere ai nostri obblighi comunitari, cioè a proteggere il confine di stato della Polonia e quello esterno della comunità. I nostri vicini lituani stanno facendo lo stesso, così come i lettoni”.
Il clima teso delle frontiere non può che destare preoccupazione. Se gli stati dell’est Europa intendono portare avanti una politica di respingimento anzichè di accoglienza, altri potrebbero seguirli, e le convenzioni internazionali rimanere relegate alla carta. Gli Stati membri devono intervenire sanzionando chi contravviene alle regole umanitarie dettate dall’Unione Europea.
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