Il greggio è fuoriuscito da una centrale elettrica siriana e “lascerà cicatrici molto profonde” nell’ambiente marittimo
Queste sono le notizie che si apprendono tristemente, e che è altrettanto difficile pubblicare. 15mila tonnellate di petrolio navigano nel mare al largo della Siria, e stanno raggiungendo le coste cipriote. L’ennesimo disastro ambientale è stato causato probabilmente da un guasto ad una centrale elettrica siriana. Il mare, nella sua vastità, diffonde rapidamente tutto ciò che contiene ed è molto difficile, se non impossibile, porre barriere per correre ai ripari. Entro 24 ore l’enorme marea nera, grande circa 800 km quadrati, dovrebbe raggiungere le coste della parte nord-orientale di Cipro.
Le autorità cipriote hanno già inviato due navi per recuperare il petrolio, ma sono operazioni di contenimento del danno, difficilmente risolutive. La speranza delle istituzioni è che il petrolio non raggiunga le aree marittime incontaminate, ed il ministro dell’Ambiente Costas Kadis rassicura la popolazione ma, come l’esperienza insegna, i segni della catastrofe ambientale rimarranno per millenni. Questa è una triste replica di un episodio avvenuto 6 mesi fa, provocato da una petroliera al largo di Israele, che ha coinvolto tutto il Mar Mediterraneo.
Il delicato ecosistema marino verrà irrimediabilmente compromesso dal riversamento di petrolio, e, come conferma il ministro del Turismo e dell’Ambiente di Cipro del Nord Fikri Ataoglu, “lascerà cicatrici molto profonde ovunque andrà a causa della portata della perdita”.
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