In Sicilia il Tar ha sospeso l’apertura della stagione di caccia

Gli ambientalisti vincono il ricorso. Gli incendi dell’estate hanno già pesantemente danneggiato la fauna locale

caccia
(Getty Images)

La caccia è una tradizione storica in Italia, specialmente in alcune regioni. Ed è proprio in virtù della conservazione della tradizione che i cacciatori hanno ancora mano libera, con delle limitazioni: la caccia è consentita solo in alcune stagioni dell’anno e può coinvolgere solo specie animali non protette. Negli anni ’90 era stato indetto un referendum per abolire l’attività venatoria in Italia, ma non si è raggiunto il quorum, e l’operazione non è stata replicata.

Gli ambientalisti da decenni portano avanti battaglie per eliminare dalla giurisprudenza la liceità di questa pratica, considerata uno sport, ma nella prassi una consuetudine deprecabile. In questo momento storico, in cui il territorio italiano sta contando i danni dei disastri ambientali dell’estate, arriva una notizia che potrebbe diventare precedente giuridico. Il Tar di Catania ha accolto il ricorso degli ambientalisti, e sospeso l’apertura della stagione di caccia in Sicilia. La sentenza ha valutato la situazione del contesto faunistico locale, pesantemente ridotta dai roghi estivi che hanno coinvolto tutta l’isola. Ed il primo settembre è stata sospesa la stagione venatoria, fino a data da definirsi.

Una considerazione positiva della sentenza, oltre alle immediate conseguenze, sta nel fatto che il Tar ha fatto una valutazione dell’ambiente nella sua globalità, come ecosistema generale del territorio, e non prendendo in considerazione solo l’area oggetto delle attività venatorie. Ma per il momento la caccia non è stata bloccata, solo sospesa. Lo “sport” probabilmente riprenderà il primo ottobre. E ci sarà una nuova battaglia da affrontare.

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