Le principali aziende di allevamento superano le emissioni di CO2 di intere nazioni come la Francia e la Germania
Quando si parla di sostenibilità ci si riferisce ad un concetto talmente esteso da risultare fumoso. La filiera alimentare, in particolare, offre molti esempi di come la produzione intensiva finalizzata al mercato globale sia dannosa per l’ambiente e per l’uomo. Oltre alla scarsa qualità della carne derivante da allevamenti intensivi, la gran quantità di prodotti di derivazione animale causano un significativo aumento della CO2 nell’atmosfera. Il dossier sulla produzione di carne Meat Atlas, compilato da Friends of the Earth Europe e dalla fondazione Heinrich Böll Stiftung, riporta: “Le prime venti aziende zootecniche a livello mondiale liberano in atmosfera una quantità di gas serra superiore a quella di Paesi come Germania, Gran Bretagna o Francia“. La CO2 è prodotta in buona parte dagli animali stessi, dall’energia per alimentare le aziende di macellazione e confezionamento della carne, e dalla incredibile quantità di produzione agricola per i mangimi del bestiame.
Il paradosso è che tra il 2015 ed il 2020 le aziende di carne e prodotti lattiero-caseari hanno ricevuto più di 478 miliardi di dollari di sostegno da 2.500 società di investimento, banche e fondi pensione, la maggior parte con sede in Nord America o in Europa. Gli accordi commerciali tra Europa e Sud America, ad esempio, hanno incentivato la produzione smodata di carne brasiliana, anche a costo di deforestare l’Amazzonia. La richiesta da parte degli ambientalisti è di dare uno stop al finanziamento degli allevamenti intensivi, responsabili della cattiva qualità dei prodotti, dello sfruttamento degli animali, e dell’aumento di emissioni serra.
Stanka Becheva, attivista di Friends of the Earth ha affermato: “L’attuale sistema alimentare incentrato sulle proteine animali e ha un impatto devastante sul clima, sulla biodiversità e sta danneggiando le persone in tutto il mondo. Dobbiamo iniziare a ridurre il numero di allevamenti e incentivare diversi modelli di consumo. È necessaria anche una maggiore regolamentazione dell’industria della carne per ridurre al minimo ulteriori danni”.
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