A parole però è tutto diverso
Da una ricerca istituzionale recente, l’87 per cento degli italiani si dichiara sensibile al tema ambientale, ed il 70 per cento è convinto che le azioni individuali possano contribuire notevolmente ad apportare cambiamenti positivi. Ma come da proverbio, le parole e le azioni spesso non coincidono. Solo il 52 per cento degli italiani adotta l’acquisto sostenibile. La maggior parte di essi ritiene che fare la spesa sostenibile significhi dare peso alla provenienza del prodotto, al tipo di allevamento, al packaging; solo una piccola percentuale tiene in considerazione la responsabilità etica e sociale. Del restante 46 per cento (2% non rilevabile), la scelta nell’acquisto è condotta principalmente dalla convenienza; secondi e terzi in classifica sono la “italianità” dei prodotti ed infine la sostenibilità. Il 28 per cento degli italiani orienta l’acquisto in base alla sostenibilità del packaging.
Questi numeri generano una riflessione. Se si tiene in considerazione che il tema ambientale è urgente, se non imprescindibile, da risolvere, ci si chiede come mai sui banchi esistano ancora prodotti non sostenibili, e per quale motivo, guarda caso, siano proprio i più economici. Se il cambiamento deve avvenire al livello produttivo ed al livello culturale, non si può chiedere al consumatore di aprire le danze. In un momento di crisi economica, chiedere di pagare di più per aiutare l’ambiente ed essere solidali con le scelte etiche significa scaricare la responsabilità interamente sull’individuo.
Perché invece non si tassano maggiormente i prodotti che non rispettano dei limiti minimi di eticità? Ma forse è troppo difficile ed oneroso, molto più semplice “rimproverare” i cittadini di non essere abbastanza “verdi”.
Leggi anche: In Amazzonia il 98% degli incendi è provocato dagli allevatori di…
Leggi anche: In Italia la transizione energetica potrebbe far aumentare il Pil di…