I Carabinieri del reparto Tutela Agroalimentare hanno provveduto al sequestro di diverse tonnellate di pomodori e passata di pomodoro provenienti dall’estero ma spacciati per prodotti made in Italy
Venivano spacciati per pomodori e salse made in Italy ma in realtà erano prodotti con materie prime estere è stato scoperto a Reggio Calabria dai Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare. A Siracusa invece un’azienda aveva utilizzato senza autorizzazione l’indicazione geografica protetta pomodoro di Pachino.
Scegliere quindi di comprare made in Italy risulta facile solo all’apparenza se le aziende stesse millantano di utilizzare materia prima italiana quando poi in realtà si utilizzano pomodori importati. Si tratta della quarta operazione riguardante proprio il pomodoro e le conserve e passate di pomodoro.
Pomodori e salse, leggere l’etichetta non basta più
Quando si tratta di scegliere cosa acquistare il primo consiglio che diamo sempre i nostri lettori è quello di leggere le etichette per cercare di capire da dove vengono le materie prime utilizzate. Ma se poi sono le aziende stesse a mentire quando compilano le etichette diventa più complicato scegliere con consapevolezza.
Ne sono la dimostrazione gli ultimi due sequestri in ordine di tempo che rientrano nella operazione Scarlatto Quattro, la quarta operazione con al centro proprio il pomodoro e che ha coinvolto anche l’azienda italiana Petti per l’utilizzo di materia prima non italiana.
Stavolta l’operazione si è concentrata su due stabilimenti, uno in Sicilia e uno in Calabria. In Sicilia è stato scoperto che veniva indicato come pomodoro di Pachino IGP la materia prima di una serie di conserve per le quali però non era stata data l’autorizzazione ad utilizzare il marchio IGP. È scattato quindi il sequestro di quasi 10mila bottiglie di salsa di pomodoro.
A Reggio Calabria, invece, è stato scoperto che un’azienda ha probabilmente importato quasi 70 tonnellate di pomodori dall’estero indicando però l’Italia come luogo di provenienza del prodotto.
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