Alitalia, durante le trattative con i sindacati, è rimasta ferma sulla sua posizione di avviare l’assunzione a chiamata per i lavoratori
L’incontro tra la dirigenza di Alitalia ed i sindacati, per discutere del contratto collettivo di 2.800 dipendenti, non è andato a buon fine. Affermano i sindacati: “Nonostante la disponibilità al dialogo dimostrata dalle organizzazioni sindacali, la dirigenza ha comunicato che procederà in maniera unilaterale con l’applicazione del regolamento aziendale e con l’immediata assunzione a chiamata dei lavoratori”. Questo rappresenta un affronto alle organizzazioni che tentano di proteggere il futuro lavorativo di migliaia di dipendenti: l’assunzione a chiamata corrisponde necessariamente ad una minor retribuzione. Ma i sindacati non mollano, ed indicono una protesta prevista per il 24 settembre, che si tradurrà in una mobilitazione ad oltranza fino a che l’azienda non deciderà di interrompere le decisioni unilaterali e di entrare in trattativa con la controparte.
La condizione dei 2.800 dipendenti è resa peggiore dalle intenzioni governative di non prorogare la cassa integrazione. Se il governo non interverrà, all’inizio del 2022 verranno avviati i processi di licenziamento. Afferma Fabrizio Cuscito, segretario nazionale di Filt Cgil: “Non c’è più tempo da perdere, si tratta di un’emergenza sociale. Il governo trovi una soluzione per gli ammortizzatori sociali e blocchi le assunzioni unilaterali di Ita fino a quando non ci sarà certezza sul Piano industriale, sull’assorbimento dei lavoratori e sulla cassa integrazione per i lavoratori che non dovessero essere inizialmente assunti”.
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