Entrambi i coniugi corrono dei rischi condividendo un conto corrente. Può capitare che uno dei due svuoti il conto o che l’altro chieda risarcimento
Il conto corrente cointestato è sempre meno in uso, specialmente da quando entrambi i coniugi hanno un’indipendenza lavorativa ed economica. Ma ancora una buona percentuale di persone utilizza il conto con due firme, magari per usarlo come “cassa comune” per le spese di casa e per i figli. Ma anche se il conto corrente è intestato a due persone, ciò non significa che una delle due può svuotare il deposito.
Per la legge, un conto cointestato vuol dire che il denaro o titoli in esso contenuti sono al 50% dei firmatari. L’ex art. 1298 del codice civile afferma che “le somme presenti sul conto corrente cointestato si presumono divise tra i due cointestatari in parti uguali“.
Di recente è capitata una vicenda giudiziaria in cui un uomo si è visto respingere il ricorso dalla Corte di Cassazione, con conseguente accertamento fiscale. Cosa era successo? La moglie aveva versato dei soldi sul conto corrente cointestato, ed il marito li aveva prelevati senza il consenso della donna, la quale aveva intimato l’uomo di restituirli. Dopo un accertamento da parte del fisco l’uomo ha fatto ricorso, ed ha perso la causa.
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Quando il fisco fa accertamenti sul conto cointestato
Si deve tenere presente che in tema tributario il conto cointestato viene considerato per il valore del 50% del patrimonio totale. Ma se uno dei due coniugi fa “man bassa” del deposito, allora scatta l’accertamento, perché la somma da considerare non è più la metà ma il totale.
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Ma ovviamente si tratta di casi limite, in cui c’è il sospetto di attività illecite, come evasioni fiscali, corruzione, riciclo di denaro sporco. Generalmente non c’è nessun problema a ritirare delle somme dal conto cointestato per le spese familiari come retta scolastica, spesa, acquisti etc. E’ nell’ordine delle cose che uno dei due coniugi si occupi di più di tali incombenze.