L’esecutivo ha in programma una riforma catastale, che allo stesso tempo non comporti aumenti clamorosi sulle tasse dell’immobile
La riforma catastale è al lavoro. L’esigenza della messa a punto è dovuta alla valutazione degli immobili basati sul numero di vani. Con questo tipo di stima si verificano condizioni in cui un appartamento ha un valore catastale superiore al valore di mercato, o in altri casi inferiore. C’è la necessità di un livellamento. La proposta è di prendere in considerazione i metri quadri dell’immobile anziché il numero di vani. Ma la Lega ed il Movimento 5 Stelle non sono convinti che questa riforma potrebbe essere vantaggiosa, il rischio è di un aumento della tassazione di alcune case.
La riforma catastale è da tempo sul piatto. Già negli scorsi mesi il governo aveva richiesto alle Agenzie per le Entrate di monitorare in maniera più efficace l’anagrafe del catasto sugli immobili, per avere più chiara la situazione sull’evasione fiscale. Ora la sfida è di modificare i criteri di attribuzione del valore degli immobili, senza però creare maggiori pressioni fiscali sul ceto medio.
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Riforma catasto, come contenere l’aumento della tassazione
Si legge sul quotidiano il Sole 24h, che il nodo principale della questione sarebbe il nuovo sistema di valutazione, che “abbraccerebbe come unità di misura il metro quadrato al posto dei vani, alla base di rendite che non considerano in alcun modo l’evoluzione di territori e la dinamica del mercato immobiliare in base all’evoluzione dei servizi”.
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La sfida sarebbe di modificare i criteri senza aumentare la pressione fiscale sul mattone, probabilmente diminuendo le aliquote. Ma per ora si rimane nel campo delle ipotesi, si attendono notizie più certe.