Pensione anticipata, taglio agli assegni alti e riforma fiscale sono le promesse governative per la ridefinizione dei contenuti previdenziali
Il tema pensionistico è stato ampiamente dibattuto negli scorsi mesi. Dopo l’annuncio che Quota 100 darà l’addio alle scene il 31 dicembre 2021, molti contribuenti in procinto di andare in pensione si chiedono in che modalità e con che cifra riusciranno a ritirarsi dal mondo del lavoro.
Il governo è al lavoro per rinnovare una formula di pensione anticipata, ma, nonostante l’avvicinarsi della fine dell’anno, nulla è ancora scritto su carta. Quota 100 probabilmente non avrà successori degni di nota, ma si implementeranno altre misure di scivolo per andare in pensione prima dei 67 anni, almeno per alcune categorie.
Si parla inoltre di un aumento sugli assegni più alti, da 126 a 1000 euro l’anno in più. Ciò comporterebbe un aggravio di 4 miliardi sulle casse dello Stato.
Il “contributo di solidarietà” è un taglio sugli assegni pensionistici che superano i 100.000 euro annui. E’ stato istituito come donazione non volontaria sulle maxi pensioni, che vanno oltre il limite dell’agiatezza economica. I tagli erano previsti per 5 anni, ma la Corte Costituzionale si è espressa su questo, riducendo la sottrazione quinquennale a tre anni soli. La Corte ritiene legittimo il “contributo di solidarietà”, ma ne ha ridotto la finestra temporale. La Corte ha definito la durata quinquennale “eccessiva rispetto all’orizzonte triennale del bilancio di previsione dello Stato”.
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Il prelievo sulle pensioni alte è stato così declinato: 15% sulla parte di pensione fra 100mila e 130mila euro; 25% fra i 130mila e i 200mila euro; il 30% fra i 200mila e i 350mila euro; il 35% fra i 350mila e i 500mila euro; il 40% per la parte eccedente i 500mila euro. Con le riduzioni dei tagli sulle pensioni alte il bilancio statale dovrà prendere da qualche altra parte i fondi per tenere in piedi il sistema previdenziale.