La guerra viene portata avanti per avere il controllo sulle risorse naturali e minerarie
“La stragrande maggioranza degli abusi e violazioni dei diritti continuano a verificarsi nelle aree di conflitto armato. Oltre il 90% delle violazioni e degli abusi è stato documentato nelle province in cui sono attivi gruppi armati. Si tratta in particolare del Nord Kivu e dell’Ituri, e in misura minore nelle province del Sud Kivu e del Tanganica”.
Queste parole emergono da un rapporto Onu, riportato in un comunicato stampa di greenreport il 6 ottobre. Il Vice Alto Commissario Onu per la Repubblica Democratica del Congo, Nada Al Nashif, ha comunicato che il suo ufficio continua a ricevere segnalazioni di violenze contro la popolazione civile del Congo, contro giornalisti e difensori dei diritti umani.
Il Congo, uno degli stati più poveri del pianeta, contiene risorse minerarie e naturali appetibili, che fanno gola a molti, e di cui si cercano di appropriare milizie, eserciti regolari e le multinazionali che li finanziano. In questa generale situazione di confusione e di lotta armata, sono aumentate le violazioni dei diritti civili, lasciati nelle mani di guerriglieri che mirano al profitto o di multinazionali che non esitano a sacrificare qualcuno in nome del guadagno.
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A questo link il comunicato di greenreport
Tra giugno e agosto, 367 persone sono state vittime di esecuzioni arbitrarie ed extragiudiziali. 203 cittadini, soprattutto donne e bambini, hanno subito violenze sessuali. In alcune regioni, in particolare nel Sud Kivu, i conflitti sono stati alimentati dall’incitamento all’odio.
I discorsi di odio sono il più facile strumento di controllo della popolazione e di mantenimento del potere.
Conclude Al-Nashif: “Il livello di discorsi d’odio e di incitamento all’odio e all’ostilità continua a essere allarmante in tutto il Paese. In queste condizioni, chiediamo ai leader politici e comunitari di incoraggiare i loro attivisti e simpatizzanti ad astenersi da qualsiasi discorso di odio e ad utilizzare mezzi pacifici di comunicazione e dibattito. Questo è l’unico modo per garantire che il processo elettorale sia equo e pacifico”.