Riforma del catasto, confermato aumento Imu: i dettagli

Secondo lo studio della Uil ci saranno aumenti per le classi immobiliari A2 e A3 con conseguenti ricadute anche sull’Isee

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La riforma catastale prevista nei prossimi anni dal Governo sta facendo discutere non poco. Gli esponenti del Governo favorevoli hanno parlato di modifiche impercettibili dai contribuenti. La riforma sarebbe principalmente tesa a scovare immobili ancora nascosti al catasto che, secondo l’agenzia delle entrate, ammonterebbero a circa 1,2 milioni. Inoltre, vanno ridefinite alcune categorie accatastate in maniera non coerente con la realtà. Un esempio è dato dalle tante abitazioni registrate come agricole ma che non lo sono oppure lo erano un tempo. Questi i due principali pilastri della riforma oltre a quella di rimodulare al meglio gli estimi catastala inserendo un numero maggiore di aree differenziali sulla mappa delle città.

Riforma catasto, previsti aumenti

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Esistono dei casi anche di immobili considerati A1, ossia lusso, ma che di lussuoso non hanno granché. In questi casi la rimodulazione dovrebbe portare ad una classificazione più bassa e, quindi, ad un risparmio dell’Imu, l’imposta sulla proprietà degli immobili. Tuttavia, il sindacato Uil ha effettuato uno studio. Secondo l’analisi del sindacato sono previsti degli amenti dell’Imu per le categorie A2 e A3. Le prime sono le abitazioni civili fornite di impianti e servizi; le seconde, sono abitazioni civili economiche. Il peso maggiore delle riforme riguarderà le città.

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La Uil stima un aumento delle rendite medie pari al 128,3%. La città che sarà più colpita è Trento con incrementi delle rendite di circa il 189%. Aumenti delle rendite riguarderanno anche Roma, 183%; Palermo, 164%; Venezia, 155%; Milano 123%.

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La conseguenza di questi aumenti dovrebbe comportare un incremento medio nazionale dell’Imu sulle seconde case di circa 1150 euro. Il tutto avrà anche una ricaduta sull’Isee visto che il calcolo del valore reddituale fa riferimento alle rendite catastali. Il tutto è nella programmazione del Governo a partire dal 2026. Una riforma lontana.

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