Un gruppo di professionisti ha analizzato la situazione sulla riforma. Il timore è l’aumento delle tasse sulle case, inclusa la prima
La riforma degli estimi catastali tiene banco nonostante sia programmata per il 2026. Il tema è molto caldo anche se il premier ha rassicurato sul fatto che i contribuenti non si accorgeranno dei cambiamenti. Ad oggi la riforma si presenta come una strada per scovare immobili ancora nascosti al fisco o che rientrano in categorie non reali come, ad esempio, quella agricola. L’obiettivo si raggiungerà attraverso una mappatura più intensa, specie per le città. Un gruppo di professionisti ha analizzato la situazione pubblicando lo studio approfondito su Lettera150.
Imu, trema anche la prima casa?
Dallo studio emerso da parte degli studiosi ed esperti di materie economiche e giuridiche viene fuori un quadro non molto esaltante. Intanto, i professionisti fanno riferimento al fatto che, prima della pandemia, la Commissione Europea, organo esecutivo dell’Unione, aveva invitato l’Italia ad aggiornare gli estimi catastali per ricavare risorse e reintrodurre l’Imu sulla prima casa.
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A questo riferimento, gli studiosi aggiungono che la nuova mappatura in programma ha un costo che non può non essere giustificato da incassi ulteriori. In sostanza, se si vuole effettuare una riforma così complessa e anche costosa si ha la certezza di ottenere dei ritorni in termini di cassa ben maggiori. Il timore fondato del gruppo di professionisti è che si arrivi ad un amento dell’imposta sulla casa e che il provvedimento possa riguardare anche la prima casa.
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Il rinvio al 2026, senza specificare troppo in cosa consisterà dettagliatamente la riforma catastale da fare, lascia pensare che il Governo intenda da un lato tenere buona la Commissione, dall’altro non allarmare la cittadinanza ancora alle prese con l’uscita da una pandemia non del tutto sparita.