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GREEN

“Dove c’è fuoco c’è fumo”, i dati dello European Environmental Bureau sull’inquinamento da stufe e camini

Al centro dello studio i dati relativi all’inquinamento che i sistemi di riscaldamento a legna come le stufe e i camini sono in grado di provocare. Lo studio è stato portato avanti da EEB e Green Transition Denmark

Foto Schristian Sterk Unsplash

Si chiama “Where there’s fire, there’s smoke – Emissions from domestic heating with wood” ovvero “Dove c’è fuoco, c’è fumo – le emissioni da riscaldamento domestico con legna” lo studio pubblicato dallo European Environmental Bureau, tra le più grandi reti europee di organizzazioni ambientaliste, insieme alla organizzazione danese Green Transition e, come si legge nella pagina del sito ufficiale dedicata, questo report “getta luce sugli impatti delle emissioni inquinanti del riscaldamento domestico a legna e con altri tipi di biomassa e fornisce raccomandazioni all’Unione Europea e ai governi nazionali per ridurle“.

Dal report emerge come la combustione di legna e biomassa produca circa il 50% di tutto il particolato fine e il nerofumo che si riscontra nei paesi dell’Unione Europea. Si tratta di un dato estremamente allarmante che dimostra due realtà che non possiamo ignorare: i sistemi di riscaldamento nell’Unione Europea sono ancora per la maggior parte obsoleti e sfruttano sistemi di combustione poco efficienti e allo stesso tempo l’inquinamento dell’aria soprattutto da particolato fine proviene comunque per la maggior parte dai sistemi di riscaldamento (e non per esempio dalle auto come molti credono) ed è su questi che dobbiamo andare a lavorare se vogliamo davvero migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città ed evitare il disastro irreversibile.

Basta per esempio leggere la tabella 1 del documento pubblicato sul sito ufficiale di EEB: le stufe a legna producono 375 g di PM 2.5 per ogni gigajoule di riscaldamento e 465 grammi di NMVOC, composti organici volatili non metano.

Messo a confronto il dato relativo alle PM 2.5 prodotte dalle stufe a legna con le PM 2.5 prodotte dai camion ci si rende conto come il riscaldamento incida molto più del traffico: un camion senza filtri per il particolato produce 6,5 grammi di particolato 2.5 per ogni gigajoule di riscaldamento del combustibile e addirittura quelli che hanno il filtro ne rilasciano nell’aria 0,5 grammi.

Impietosi sono anche i dati relativi alle emissioni di CO2: una stufa a legna ne rilascia nell’atmosfera 140 kg ogni gigajoule di riscaldamento mentre per esempio un boiler a gas naturale ne rilascia 63. Nel report c’è poi ampio spazio per i danni sulla salute che questo tipo di riscaldamento e tutto l’inquinamento che ne deriva producono.

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Quelli sulla salute sono effetti collaterali che troppo spesso vengono sottovalutati ma che diventano un costo cui i servizi sanitari nazionali devono fare fronte necessariamente. È facile immaginare che se non si riuscirà a mettere un freno all’inquinamento, e in particolare a ristrutturare i sistemi di riscaldamento domestici, l’inquinamento non sarà soltanto un problema ambientale ma diventerà un problema fisico permanente.

Parlare dell’incidenza del riscaldamento non significa assolutamente potersi permettere, come genere umano, di non ripensare anche i trasporti e i sistemi di produzione industriale ma sottolineare invece come l’inquinamento deve essere un problema da risolvere in ogni aspetto delle nostre vite.

A questo link il report completo pubblicato da European Environmental Bureau e Green Transition Denmark

Pubblicato da
Valeria Poropat