La generazione dei “licenziati dalla pandemia” rischia di non trovare più lavoro

Lo conferma un report dell’Università di Cambridge commissionato dall’Onu. Le donne sono le più danneggiate

lavoro pandemia
Clement Falize (unsplash)

Iniziano a manifestarsi gli effetti a lungo termine della pandemia. Un report dell’Università di Cambridge, commissionato dall’Onu, tira le somme sul settore lavoro e su quante persone siano state “licenziate” dal Covid. A colpo d’occhio emerge che le donne sono state le più penalizzate, in particolare le giovani nei paesi a medio reddito.

I tassi globali di occupazione femminile sono diminuiti del 5% nell’ultimo anno, rispetto al 3,9% per gli uomini.

Da quanto risulta dal report, i programmi di reinserimento per i giovani, in particolare donne, sono stati per lo più inefficienti. Coloro che hanno poca esperienza alle spalle ed una rete di contatti meno consistente, hanno difficoltà a ricollocarsi dopo la perdita del lavoro. La pandemia ha toccato in particolare i settori del turismo e della ristorazione, che nel mondo occupava circa il 40% dei giovani.

Dopo il marzo 2020 molti di loro sono stati costretti a lasciare il lavoro, e non di rado hanno subito ripercussioni sul benessere economico e sulla salute mentale. La sfiducia che si è insinuata nel sentire comune ha sottratto ai giovani l’idea di poter avere un lavoro stabile, per cui molti di loro hanno ripiegato su lavori a nero e malpagati.

Le donne dei paesi a basso reddito da un impiego stabile sono finite sulla strada a sfruttare il proprio corpo per vivere.

la co-autrice DrGarima Sahai del Dipartimento di geografia di Cambridge ha dichiarato: “Le giovani donne sono state particolarmente colpite dalla pandemia che hanno subito maggiori perdite di posti di lavoro, un aumento del lavoro di assistenza non retribuito, la pandemia ombra della violenza di genere per citarne solo alcuni effetti”.

Il report punta l’indice contro le politiche internazionali, che hanno semplicemente riconfezionato gli interventi welfare, adattandoli leggermente alla situazione post-pandemica. Ma non è sufficiente. I giovani, in particolare le donne, che stanno affrontando proprio in questi anni l’ingresso nel mondo del lavoro, si trovano già con licenziamenti e periodi prolungati di inattività alle spalle.

Rischiano in breve tempo di trovarsi fuori dal mercato del lavoro e di farsi surclassare dalle generazioni che si preparano ad entrare nei campi professionali. Insicurezza e depressione conseguenti al periodo vissuto aggravano la condizione.

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Si rischia di incontrare un “blocco generazionale”, così definito dal report di Cambridge, dove la generazione nel mezzo della pandemia potrebbe rimanere ferma ad uno stato di disoccupazione, senza possibilità di progredire.

A questo link la fonte AGI dell’articolo

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