Se il Governo non fa qualcosa dal 2022 potremmo ritrovarci in tavola pasta proveniente da ovunque nel mondo, questo l’allarme di Coldiretti
Il prossimo 31 dicembre scade il decreto che dal 2018 ha obbligato i produttori di pasta a indicare chiaramente in etichetta la provenienza del grano usato. E se non venisse prorogato rischiamo di essere inondati di grani coltivati anche con tutte quelle sostanze che in UE sono vietate.
Una su tutte: il glifosato, molto usato in Canada, che guarda caso è anche il primo produttore di pasta al mondo (l’Italia è al secondo posto). Ma perchè ci interessa che in Canada usino il glifosato? Perchè il Canada è anche uno dei principali esportatori di grano. E l’Italia importa quasi la metà del grano che serve per produrre la pasta.
Se quindi dal 2022 i produttori italiani non saranno più obbligati a indicare chiaramente se la pasta è fatta con grano coltivato e molito in Italia, oppure in Paesi dell’UE o ancora in Pesi extra UE, i consumatori non saranno più messi nelle condizioni di scegliere con consapevolezza cosa stanno comprando.
Si andrebbe così a ledere un diritto dei consumatori che è quello all’informazione. E si potrebbe anche generare una spirale di sfiducia proprio nei confronti del prodotto che ci rappresenta di più nel mondo.
Da quando i produttori hanno l’obbligo di essere trasparenti, chi ha confezionato la pasta con solo grano italiano è stato premiato. I dati sono chiari e parlano di un ritmo di crescita negli acquisti di pasta 100% italiana raddoppiati rispetto alla media della pasta secca.
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I danni, questo l’allarme di Coldiretti, rischiano di essere enormi per tutti, cittadini ma non solo. Il problema è l’attrattività del grano estero che costa anche il 20% in meno rispetto a quello italiano.
Il prezzo del grano infatti riflette l’andamento dei prezzi, tra le altre cose, dei carburanti che alimentano i macchinari per la produzione. Coldiretti ha anche un’idea per risolvere il problema: creare accordi di filiera per garantire qualità e prezzi onesti.
Come consumatori abbiamo il diritto di pretendere di sapere da dove viene quello che mangiamo. E se compriamo prodotti esteri almeno dobbiamo poterlo fare consapevolmente.