Il canone Rai arriva con la bolletta elettrica grazie ad una legge del 2016. E’ necessario, però, evitare un errore
Il canone Rai è uno dei tributi meno amati dagli italiani. Si tratta dell’imposta sul possesso di un apparecchio televisivo che permette la visione dei servizi della tv di Stato. Basta il semplice possesso per essere in debito verso l’erario e obbligati a pagare l’imposta. Il tributo viene inserito nella bolletta dell’energia elettrica grazie ad una legge del 2016. Lo scopo è stato quello di scovare gli evasori dell’imposta.
L’obiettivo finale dichiarato era quello di portare l’imposta a 60 euro circa ma le cose non sono andate proprio in questa maniera. C’è stato un ribasso ma oggi il canone Rai costa agli italiani 90 euro l’anno. La cifra dell’imposta è suddivisa su in 5 quote da 18 euro inserite in cinque bollette bimestrali dell’energia elettrica.
Il canone non è quindi diminuito molto rispetto al periodo precedente alla nuova modalità di pagamento. Sono state, però, inserite nuove ipotesi di esenzione. Dal compimento del 75simo anni di età, infatti, non è più dovuto il pagamento del canone. Resta invariata l’esenzione per chi dichiara di possedere soltanto un pc o un tablet. In tal caso, infatti, pur potendo seguire i servizi della Rai, non è dovuta l’imposta in quanto essa è legata al possesso di un apparecchio televisivo.
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Tuttavia, l’energia e il canone Rai restano due cose distinte anche se sono inserite nello stesso documento, nel caso specifico la bolletta della luce. L’errore che non va commesso è quello di non conservare il bollettino di pagamento. Il pagamento del canone Rai, infatti, come per tutte le imposte, vanno conservati per 5 anni.
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Questo è il lasso di tempo in cui l’erario può chiedere prova dei pagamenti dei tributi. Passati 5 anni non è più concesso dalla normativa richiedere un pagamento.