Nel 2020 dieci milioni di bambini sono stati costretti a sfollare a causa della crisi climatica. In totale 30 milioni di persone vivono in campi profughi per colpa dell’innalzamento delle temperature
Esiste una nuova terminologia: i migranti climatici. Per ora riguarda le popolazioni che consideriamo marginali, ovvero quelli che vivono nelle nazioni a basso reddito, ma tra un po’ di tempo, se non ci saranno inversioni di marcia radicali, riguarderà tutti, anche l’Occidente “illuminato”.
I migranti climatici sono costretti a sfollare ed a lasciare i propri territori di appartenenza a causa di inondazioni, terremoti, siccità, tutti cambiamenti principalmente conseguenti all’innalzamento della temperatura terrestre.
In più, le popolazioni che vivevano a stretto contatto con la natura, e che da essa traevano con grande rispetto e religiosa osservanza tutte le sostanze necessarie al nutrimento ed alla sopravvivenza del genere umano, ad oggi non riconoscono più la loro terra, e si trovano incapacitati a gestire i cambiamenti climatici.
Save the Children, in un comunicato del 2 novembre 2021, riporta in sintesi i risultati del report “Nell’occhio del ciclone – La crisi climatica e le migrazioni dei minori”.
L’associazione, da oltre 100 anni impiegata nella lotta contro la povertà ed il disagio minorile, mette l’accento sulla situazione dei bambini sfollati, che date le condizioni di vita nei campi profughi, sono più soggetti ad infezioni e malattie, e quindi a morte precoce.
Si legge nel comunicato: “Nel 2020 le persone colpite da siccità a lenta insorgenza sono state il doppio di quelle colpite da tempeste improvvise e le migrazioni causate da temperature estreme, aumento del livello del mare e salinizzazione dei terreni agricoli hanno più probabilità di essere prolungate nel tempo. Inoltre, la maggior parte delle persone che migrano si stabilisce in aree ugualmente o addirittura più a rischio di quelle da dove provengono”.
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Da queste informazioni emerge nonostante si punti mediaticamente l’accento sugli eventi catastrofici quali incendi, alluvioni etc, capaci di provocare decessi in breve tempo, il pericolo maggiore risiede nei cambiamenti che a medio lungo termine comprometteranno l’equilibrio naturale dei territori abitati.
Siamo a cavallo tra il G20 e la Cop26, che soluzione proporranno le menti politiche mondiali?
A questo link il comunicato di Save the Children