La base è l’Opzione donna, ma si potrebbe estendere a tutti i prossimi pensionati. Al vaglio anche altre ipotesi
L’uscita flessibile dal lavoro, ovvero la pensione anticipata, che ora trova come soluzione la Quota 102, potrebbe trovare un porto definivo da una riforma previdenziale avanzata dal Governo Draghi.
La questione pensionistica è calda in questi mesi, soprattutto per l’imminente addio alle scene della Quota 100, che ha permesso a centinaia di migliaia di lavoratori di andare in pensione anticipata a 62 anni negli ultimi 3 anni.
Ora, l’uscita anticipata comporta un costo non indifferente per le casse statali, per cui si sta pensando ad un’uscita agevolata che non abbia un prezzo troppo alto.
Il modello di partenza è l’opzione donna, che permette alle donne di andare in pensione anticipata a 58 o 59 anni di età e 35 di contributi.
Ma con un taglio del 33% dell’assegno. Il governo ora l’ha rinnovata per un anno alzando l’età a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome.
Innanzitutto è bene considerare che la busta paga, è rappresentata da un 65% dal sistema contributivo, e molto meno da quello retributivo. Questo è chiamato il sistema misto su cui si impronta il nuovo modello di pensione anticipata.
Quindi, l’opzione tutti prevederebbe la possibilità di andare in pensione anticipata a 63 o 64 anni (o anche prima) percependo solo la quota contributiva, quindi la pensione solo sui contributi già versati, con un costo zero per le casse statali.
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A compimento dei 67 anni di età la pensione verrebbe integrata anche con la quota retributiva. In attesa dei 67 anni, il pensionato può continuare a lavorare, anche in forma ridotta.
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Si attende il consenso dei sindacati, che già tempo fa con l’estensione dell’APE sociale avevano pensato ad un’ipotesi di questo tipo.