Il conto corrente bancario ormai ha tassi d’interesse sulle liquidità molto bassi, per cui si consiglia di non tenere troppi liquidi
Fino ad una decina di anni fa il correntista che apriva un conto corrente bancario trovava conveniente depositare i soldi e tenerli in banca perché qualcosa, anche se non molto, avrebbero fruttato. Le banche conferivano questo premio sulla liquidità perché in questo modo potevano disporre di denaro da inserire in investimenti e nei movimenti economici in genere.
Ma 7 anni fa la BCE ha deciso di portare sotto lo zero la remunerazione sui depositi. Quindi ad oggi il guadagno sulla liquidità dei conti è pari a zero, ne non negativo, come in certi casi.
La banca ormai ci rimette a gestire le liquidità, quindi il prezzo del deposito lo paga il correntista. La scelta dipende da banca a banca, ma nella maggior parte dei casi è conveniente investire il denaro piuttosto che lasciarlo in deposito.
Dai meccanismi appena accennati, le banche tendono a disincentivare la liquidità eccessiva, anche facendola pagare.
E’ il caso di Poste Italiane, che si giustifica così: “L’andamento dei tassi di interesse registrati negli ultimi anni ha determinato un persistente squilibrio tra i costi sostenuti dal Bancoposta per la gestione dei conti e ricavi associati all’impiego delle giacenze”.
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Ma questo meccanismo non interessa tutti i correntisti, solo coloro i quali hanno saldi giornalieri al di sopra dei 5 milioni di euro. Quindi riguarda una porzione non enorme dei cittadini, ma è importante far comprendere il meccanismo secondo il quale non è più vero che tenere i soldi in banca fa crescere il deposito.
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Poste Italiane dal 15 settembre 2021 ha inviato per lettera la comunicazione ai correntisti interessati: coloro che hanno un saldo giornaliero pari o superiore ai 5 milioni di euro vedrà un costo intorno allo 0,5% sul conto.