Addio Facebook, arriva Meta: cosa cambia?

Con un lungo post su Facebook, Mark Zuckerberg ha spiegato perché la sua società non si chiama più Facebook ma Meta. Ecco perché per noi invece forse non cambia niente. Per ora.

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La strana tempistica dell’annuncio di Mark Zuckerberg riguardo il cambio di nome della società che fino all’altra settimana si chiamava Facebook e che adesso invece si chiama Meta, potrebbe legarsi alle vicende giudiziarie che hanno portato nuovamente alla ribalta il fatto che il social bianco e blu farebbe male, in particolare alle generazioni più giovani.

Più volte abbiamo parlato di come un uso malato dei social porti a sviluppare comportamenti patologici e come la società dell’immagine che si è venuta a generare proprio da Facebook e Instagram stia minando la sanità mentale in particolare dei più giovani che non hanno gli strumenti per potersi difendere e discernere.

Da parte sua Zuckerberg ha voluto parlare a tutti utilizzando proprio Facebook ed esordendo con questa frase: “Siamo all’inizio del prossimo capitolo di internet ed è anche il prossimo capitolo per la nostra società“. Questo cambiamento di paradigma epocale, spiega ancora Zuckerberg, ha quindi portato a una naturale evoluzione della società di cui il social bianco e blu è solo una delle espressioni.

Dentro la società che va adesso sotto il nome di Meta si trovano infatti non soltanto Facebook e Instagram ma Oculus, uno dei principali player nel campo della realtà virtuale. Rientra poi nell’universo di Meta anche WhatsApp che ha decisamente ridotto le distanze tra gli esseri umani.

Ma il cambio di nome non è solo per guardare meglio al futuro: c’era poi, continua il CEO, il problema che la società nel suo insieme si chiamasse come uno dei suoi prodotti. Era quindi arrivato il momento di trovare un nome che incarnasse il presente e il futuro non di Facebook come social ma di tutto l’universo di connessioni che negli anni intorno a Facebook come social si sono coagulate.

Nella pratica, a noi comuni mortali il cambio di nome interessa quindi in maniera relativa (per ora) anche se può farci intravedere la volontà futura della fu Facebook ora Meta e quindi provare a immaginare in che modo, lentamente, i social e i sistemi di comunicazione che utilizziamo tutti i giorni cambieranno, cambiando anche il nostro modo di percepire la realtà.

Secondo Zuckerberg, che ha voluto sottolineare come il cambio di nome non abbia niente a che vedere con le brutte notizie che circolano ultimamente, anche se a noi risulta decisamente difficile credergli in questo frangente specifico, il futuro degli esseri umani sarà sempre più immerso in una realtà in 3D creata da Internet che potrà essere fruita attraverso i prodotti Meta: primi fra tutti i visori per la realtà virtuale.

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A questo proposito vale la pena ricordare i Ray Ban con tecnologia Facebook la cui pubblicità, se non vivete sotto una pietra, vi deve essere per forza capitata almeno una volta. Il futuro immaginato da Zuckerberg con la sua Meta è un futuro fatto quindi di virtuale e reale connessi in modi nuovi.

Al netto del pensiero che si tratti di una mossa anche per potersi scrollare di dosso un po’ di polvere e riprendersi quel ruolo preminente che i social di Facebook e company avevano prima dell’arrivo dei competitor, possiamo comunque fare una riflessione.

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La tecnologia prospettata da Zuckerberg non è qualcosa di cui dobbiamo avere paura: come ogni tecnologia non c’è il bene o il male dentro. Quello che dobbiamo fare è essere consapevoli di cosa succede oggi, ogni volta che scattiamo una foto e la postiamo o la condividiamo, e domani ogni volta che magari indosseremo un visore per prendere un caffè con qualcuno che abita dall’altra parte del mondo.

Ricordando sempre un concetto fondamentale: se è gratis è perché state pagando in informazioni.

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