I marmi del Partenone e la disputa Grecia – British Museum: perchè è una questione di colonialismo

I marmi del Partenone devono tornare in Grecia? Secondo l’UNESCO il British Museum deve intavolare una discussione ma il Governo di Boris Johnson ha già detto no

Foto Spencer Davis Unsplash

La Commissione Intergovernativa dell’UNESCO che si occupa della Restituzione delle Proprietà Intellettuali ai Paesi di Origine, il cui acronimo in inglese è ICPRPC, ha circa un mese fa chiesto con toni poco concilianti al Governo Inglese di intavolare una qualche discussione con gli omologhi greci per stabilire una volta per tutte il modo in cui i marmi che adornavano il Partenone siano effettivamente finiti in Inghilterra e di pensare a restituirli ai legittimi proprietari.

La questione si trascina dal 1984 ed è dal 1984 che la Grecia chiede e il British Museum e il Governo Inglese nicchiano, con anzi il secondo che ha sempre dichiarato che non si tratta di un problema tra governi perchè il British Museum è un ente a sè. L’ultimo no è arrivato poco dopo la dichiarazione della Commissione e si attende ora una risposta dalla Grecia.

I marmi del fregio del Partenone sono stati trasportati in Inghilterra nel 1801 da Lord Elgin ufficialmente per salvarli dall’arrivo dei Turchi. È però innegabile che questo colpaccio sia stato per il British Museum quello che la Monnalisa è per il Louvre: una calamita per donazioni, visite e biglietti e, in tempi un po’ più recenti, merchandise di ogni ordine e grado.

Riportarli in Grecia significherebbe perdere la principale attrattiva del museo e, con essa, il giro di affari che si è costruito intorno a questi antichi reperti simbolo di una nazione e ora, paradossalmente, assurti a gioia degli occhi di un popolo che, a voler fare un conto a spanne, viveva in poche capanne di fango mentre le colonne del Partenone venivano erette.

La Francia, con atteggiamento diverso, di recente ha deciso di restituire diversi reperti africani ai popoli di origine, mostrando di avere a cuore il problema del colonialismo nella sua accezione artistica. Perchè, in fin dei conti, anche Lord Elgin ha deciso di portare via i marmi e lo ha fatto perchè il popolo cui quei fregi appartenevano non sarebbe stato, secondo lui, in grado di difenderli e trattarli con cura, con un atteggiamento paternalistico e da “popolo superiore” per non usare la parola con la “C”.

Ha salvato i fregi dall’oblio? Forse sì. I fregi sono ingles?. Decisamente no. E decisamente non dovrebbero più esserlo adesso. A maggior ragione ora che salta fuori anche una spinosa questione collaterale: la conservazione dei marmi. I greci infatti rimproverano agli inglesi di non curare gli spazi in cui si trovano i marmi. Sui giornali abbiamo letto tutti dell’acqua che è iniziata a piovere davanti ai fregi da un buco nel tetto l’estate scorsa.

Leggi anche: La generazione dei “licenziati dalla pandemia” rischia di non trovare più lavoro

Leggi anche: U.Di.Con chiede chiarezza sul funzionamento dei contatori elettrici

Nel corso della sua storia, l’Impero Britannico ha “salvato” moltissime opere da altrettanti angoli del mondo ma se qualcosa era buona e saggia 200 anni fa ciò non significa che oggi lo sia ancora o gireremmo ancora a cavallo o su portantine rette da schiavi nubiani.

Ammettere di possedere un bene che non è frutto dell’ingegno del proprio popolo non è sminuirsi ma, si sa, l’umiltà e l’onestà sono due ospiti scomode a molte tavole. Soprattutto a quelle dove a capotavola siedono i soldi e l’orgoglio.

Gestione cookie