Secondo l’analisi dell’ufficio Politiche sociali della Caritas italiana il 56% dei poveri assoluti non riceve il sostegno
Il reddito di cittadinanza è la misura di sostegno alla povertà che ha sostituito la carta Rei, il reddito di inclusione. Il dibattito sulle modalità di modifica è aperto in parlamento. In Italia i poveri assoluti, secondo la Caritas, ammontano a oltre 7 milioni di persone, più del 10% della popolazione. Nell’anno della pandemia costoro sarebbero aumentati di circa un milione. Tuttavia, nonostante ci sia uno strumento a disposizione, la Caritas ha svolto uno studio attraverso l’ufficio delle politiche sociali dell’ente.
Caritas, poveri senza reddito
L’approfondimento, che ha visto partecipe anche un componente del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza presso il ministero del lavoro, ha portato ad un dato notevole. Il 56% dei poveri assoluti che vivono in Italia non percepisce il reddito di cittadinanza. Questo dato è giustificato dal fatto che una grossa fetta di potenziali percettori è di origine straniera e il reddito impone a costoro il tetto dei 10 anni di dimora in Italia per accedere al sostegno.
Leggi anche: Reddito di cittadinanza, le date di pagamento di novembre
Esiste poi anche una scarsa conoscenza dell’esistenza del sostegno. Una fetta sostanziale di potenziali percettori, di poveri, è disinformato sulle politiche esistenti a sostegno della condizione critica di povertà. Per quanto riguarda il profilo delle persone che ricevono il beneficio, soltanto il 3% di costoro è laureato. Il 72%, invece ha un titolo di studio che arriva al massimo fino alla terza media. Si tratta di persone di difficile collocazione lavorativa, che non hanno molto chiaro che tipo di lavoro possano fare per guadagnarsi da vivere.
Leggi anche: Gratta e Vinci, malato terminale vince e dona tutto all’ospedale
Altra problematica sollevata dalla Caritas è l’impossibilità di tenere ciò che non è stato speso nel mese. I soldi caricati sulla carta del reddito, infatti, vanno spesi tutti nel mese. Ciò che rimane viene azzerato alla scadenza del mese. Secondo la Caritas sarebbe utile poter dare la disponibilità di ciò che rimane per affrontare spese impreviste, come ad esempio le tante affrontate durante la pandemia, a partire dai tamponi.