Una priorità del governo resta quella della riforma della scuola, in particolar modo quella sulle regole per l’accesso all’insegnamento
Importanti novità in arrivo nel mondo della scuola, soprattutto per quel che riguarda le regole di accesso per l’insegnamento. Il governo nelle ultime settimane ha mostrato la chiara intenzione di dare una svolta a quella che da tempo viene definita riforma del mondo scolastico, con il premier Mario Draghi che in una recente conferenza stampa ha mostrato tutte le aperture possibili verso questa direzione.
La professione del docente negli ultimi anni si è caratterizzata per una classificazione in due macro aree. La prima è quella dei titolari di cattedra, ovvero di tutti i docenti che negli anni sono riusciti a diventare stabili o per inserimento da graduatoria o dopo concorso. La seconda invece racchiude tutti quei professori precari.
Che anno dopo anno continuano ad accumulare punteggio per arrivare alla meta della stabilizzazione. Con la riforma sono previsti dei cambiamenti che dovrebbero permettere un accesso più veloce e diretto nel mondo della stabilità con una cattedra fissa.
Scuola, i requisiti per l’insegnamento
Per quel che riguarda nello specifico la riforma della suola, è evidente che si mira con il cambiamento delle regole ad arrivare a modificare i requisiti per l’accesso all’insegnamento, con i docenti che potrebbero far valere i 60 crediti universitari oltre ai 24 maturati da tirocini formativi. Si attende per i prossimi giorni in ogni caso il testo definitivo della riforma, anche per quel che riguarda le regole di accesso al concorso insegnanti.
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In questo caso infatti il titolo universitario conseguito con i 60 CFU e il tirocinio permetteranno agli insegnanti di arrivare all’iscrizione al bando e la partecipazione alla selezione. Inoltre si prevede anche un cambiamento per le prove di selezione che si limiteranno ad una sola prova scritta per tutti o un test a risposta multipla.
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Le parole del premier Draghi in conferenza stampa hanno in ogni caso confermato la forte volontà da parte del governo nel proseguire in questa direzione “per il benessere dei giovani non più obbligati a cercare e crearsi un destino fuori dall’Italia”.