Ecomafie, Legambiente ha pubblicato il nuovo report sui crimini contro l’ambiente

La pandemia non ferma le Ecomafie, questa la triste sintesi dei dati raccolti nel rapporto Ecomafie 2021 di Legambiente

inquinamento
(pixabay)

Non c’è Covid e non c’è lockdown per i criminali ambientali e anzi, come rilevato dall’Associazione, i dati del 2020 sono peggiorati rispetto al 2019, con una media di 4 reati ambientali ogni ora, ovvero 95 reati al giorno: un totale di 34.867 nell’anno. Se però aumentano i reati aumentano anche le denunce e i sequestri, segno che qualcosa seppur lentamente si muove.

Triste primato per quattro Regioni: Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Questi territori, notoriamente affetti dalla piaga della mafia, registrano la più alta incidenza dei reati contro l’ambiente: il 46,6% del totale. Come riportato nel comunicato stampa “Il mercato illegale è di 10,4 miliardi di euro (- 0,9% sul 2019). Crescono gli investimenti a rischio: 11,2 miliardi di euro (+2,6 sul 2019). Nella classifica regionale, Campania, Sicilia, Puglia sono le regioni più colpite da illeciti ambientali. Al quarto posto quest’anno sale il Lazio con 3.082 reati, con un incremento del 14,5% sul 2019, superando così la Calabria. La Lombardia resta la regione con il maggior numeri di arresti. Preoccupante anche il numero dei comuni commissariati per ecomafia sino a oggi, ben 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021“.

Un aspetto positivo c’è, però, rilevano da Legambiente: “l numero crescente di Procure che hanno risposto all’appello del ministero per monitorare l’applicazione della legge 68: è stato superato l’88% degli uffici competenti (l’anno precedente l’80%), la percentuale più alta di sempre, segno evidente di una sensibilità crescente verso i crimini ambientali anche all’interno dell’ordinamento giudiziario“. La Legge 68 del 2015 ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di delitti contro l’ambiente.

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Non si deve assolutamente abbassare la guardia contro i ladri di futuro” queste le parole di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

“Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per fare qualche esempio delle opere che servono alla transizione ecologica del paese”.

La possibilità di illeciti guadagni a discapito delle persone e dell’ambiente è sicuramente un aspetto da tenere sotto controllo nel momento in cui si stileranno gli effettivi requisiti per partecipare ai bandi o si decideranno le società cui affidare i lavori. Per una volta, sarebbe davvero il caso di mettere in pratica quel principio di scelta del migliore e non soltanto del migliore amico di…

Prosegue poi Ciafani: Va aggiornato il Codice penale inserendo tra i delitti anche le agromafie, il traffico di opere d’arte e di reperti archeologici e il racket degli animali.” Perché è cosa nota che le organizzazioni criminali, in cima le mafie, operano su una vasta gamma di settori da cui ricavano fondi o la possibilità di riciclare soldi sporchi.

Per combattere i delitti contro l’ambiente, Legambiente ha 10 proposte, tra cui “inasprire le sanzioni previste contro i traffici illegali di rifiuti; garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente“.

A questo link il comunicato di Legambiente

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