Comunicata ai sindacati la procedura di licenziamento collettivo dalla catena francese Carrefour. Previsti molti esuberi in tutta Italia
In Italia si prosegue a parlare di ripresa. I dati sono oggettivi ma il punto è che i parametri utilizzati non rispecchiano fedelmente l’andamento dell’economia del paese. Cresce la ricchezza ma questo non vuol dire che non esistano situazioni critiche. Le aziende verso la chiusura sono in aumento anche nei settori dove la pandemia non ha colpito come quello alimentare. E’ il caso ultimo della catena di supermercati francese Carrefour che ha comunicato una serie di chiusure e centinaia di esuberi.
Quasi 800 licenziamenti da Carrefour
Nello specifico, l’azienda ha già comunicato ai sindacati l’avvio della procedura di chiusura e licenziamento di ben 106 punti vendita in tutta Italia. Il numero dei lavoratori ai quali viene prospettato il licenziamento equivale a 769. Sono 9 le regioni coinvolte. Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Sardegna, Valle D’Aosta. Nello specifico chiuderanno 27 ipermercati, 67 market, 10 cash&carry che provocheranno rispettivamente esuberi per 261, 313, 168 posti di lavoro.
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A questi vanno aggiunti i 168 esuberi nelle sedi amministrative di Milano, Roma, Napoli, Rivalta, Moncalieri, Nichelino, Airola, Gruliasco. Le motivazioni sono legate al calo del fatturato non in grado più di sostenere i costi del lavoro. Questa la nota dei sindacati Fisascat (Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali, Affini e del Turismo):
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”I motivi alla base della situazione di eccedenza sono da individuarsi nella grave situazione economico gestionale. Il complessivo calo del fatturato e dei clienti da un lato, e l’incidenza del costo del lavoro dall’altro, hanno determinato una situazione di grave squilibrio che ormai non è più sostenibile e costringe la società ad un intervento strutturale volto a riequilibrare il rapporto tra personale e fatturato”. Confesercenti poche ore prima della diffusione del comunicato ha reso noto che secondo le tendenze soltanto alla fine del 2022 si tornerà ai livelli di consumo pre-pandemia.