Pubblicato il nuovo report Egg Track di Compassion in World Farming che registra come stiano lentamente aumentando le aziende, produttrici e distributrici, che decidono di abbandonare l’allevamento in gabbia delle galline ovaiole e sviluppano opzioni “cage-free”
L’allevamento delle galline ovaiole in gabbia sta lentamente tramontando anche perché, come ricorda il sito stesso dedicato al report, “è ampiamente considerato come una delle peggiori pratiche di allevamento intensivo”.
Con l’allevamento in gabbia gli animali vivono in pratica in loculi fatti di rete dove non hanno lo spazio fisico per muoversi e sono destinati a una vita fatta solo di sofferenza e sfruttamento, imbottiti di antibiotici necessari ad evitare lo sviluppo di patologie in buona parte dovute proprio al modo in cui gli animali sono tenuti.
Stando ai dati riportati da Egg Track, alcuni settori sono particolarmente sensibili e stanno attuando scelte cage-free in maniera più massiccia. Il settore vendita per esempio registra il 76% delle aziende che hanno dichiarato di voler passare alla vendita di sole uova cage free, interessante è poi il 56% dei ristoranti che ha fatto le stesse dichiarazioni. In realtà tutte le principali aziende alimentari hanno promesso di passare entro il 2026 a rifornirsi da aziende che praticano solo allevamento non in gabbia.
Come riporta Egg Track, “questi impegni per il miglioramento del benessere animale negli Stati Uniti, in Europa e in tutto il mondo hanno il potenziale di influenzare la vita di miliardi di galline ovaiole“.
Nel 2021, questo è il dato principale nonché quello più incoraggiante, la richiesta delle uova non in gabbia è cresciuta in tutto il mondo ed è aumentata anche la percentuale di aziende produttrici che scelgono di abbandonare le gabbie. E tutto questo nonostante il Covid e la crisi pandemica tutt’ora in atto.
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Secondo il report è anche migliorata la comunicazione delle aziende, che risultano più trasparenti nelle modalità in cui passano a una produzione di uova non in gabbia.
È chiaro che la strada verso una produzione mondiale completamente priva di gabbie è ancora lontana ma, ed è forse questo uno dei pochissimi aspetti che ci lascerà la pandemia, consumatori sempre più attenti alle scelte che si fanno nel momento in cui si va a fare la spesa potranno continuare ad essere il vero pungolo per far sì che le galline ovaiole smettano di soffrire inutilmente, percepite solo come oggetti e non come esseri in grado di provare sentimenti.
Esistono infatti diversi studi che dimostrano come le galline, notoriamente percepite come stupide, siano invece in grado di eseguire comandi e di imparare addirittura a riconoscere il nome con cui le si chiama esattamente come succede con i cani.