Come sono cambiate le abitudini alimentari degli italiani in tempo di pandemia? Rispondono Censis e Coldiretti

Il nuovo rapporto Coldiretti Censis sulle abitudini alimentari nel post pandemia degli italiani fotografa una situazione che continua ad essere difficile ma allo stesso tempo interessante, soprattutto nel mutato rapporto con il cibo e con la spesa

Foto Michael Burrows Pexels

Il primo dato che emerge e che deve farci riflettere e il fatto che ci siano quasi 5 milioni di persone ( 4.8 per l’esattezza) a rischio povertà alimentare nei prossimi mesi. Con la pandemia e nel post pandemia in generale, le abitudini di scelta e quelle di consumo dei prodotti alimentari dei cittadini italiani sono cambiate. Cambiate al punto che una fetta di popolazione ha dichiarato di voler ridurre ulteriormente le proprie spese ai soli generi di stretta necessità per la paura di non arrivare a fine mese.

C’è poi chi ha paura di andare a mangiare al ristorante: nella fascia d’età degli over 65 la metà degli intervistati non vuole andare al ristorante. La percentuale scende al 18% nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni ma in media è quasi un italiano su tre ad avere ancora il timore del contagio dovuto alla frequentazione di luoghi pubblici.

Per quello che riguarda l’acquisto di beni alimentari, come già notato, gli italiani sono diventati più attenti a non sprecare il cibo. Come si legge sul sito ufficiale di Coldiretti ben il 94% degli italiani è diventato attento ad evitare di buttare nella spazzatura gli alimenti che acquista.

E anche se farina e uova, che erano diventati i due prodotti simbolo degli acquisti alimentari nel periodo della pandemia, fanno registrare una flessione nelle vendite, quasi il 60% degli italiani continua a portarsi sul luogo di lavoro il pranzo realizzato a casa e a consumarlo lontano dagli altri colleghi.

Gli italiani stanno anche modificando il proprio rapporto con il cibo andando a prediligere sempre più i prodotti Green e a km0. Degli intervistati ben l’88% si è dichiarato disposto a pagare di più per avere cibo sostenibile e che non inquina, l’83% pagherebbe di più per avere i prodotti tracciabili e il 73% sceglierebbe di pagare di più per avere prodotti provenienti da un territorio particolare.

Sul sito di Coldiretti si legge: “Nonostante campagne di marketing aggressive che cercano di far passare come green alimenti ipertecnologici, in tempo di pandemia gli italiani continuano ad identificare il cibo sostenibile con quello tipicamente italiano“.

E proprio questo aspetto della territorialità non va, continuano da Coldiretti/Censis, interpretato come una volontà sovranista, ma esprime semplicemente l’attenzione alla tutela della Salute: “Il legame con un determinato territorio si lega inestricabilmente alla tutela della salute, ovvero all’idea che certi cibi, per modalità con cui sono prodotti e distribuiti oltre che per caratteristiche organolettiche, sono più funzionali alla buona salute e alla tutela ambientale“.

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I consumatori italiani preferiscono i prodotti italiani perché conoscono i controlli cui questi vengono sottoposti, e sono quindi disposti a premiare le aziende che si adoperano per mettere in pratica i codici esistenti e a farlo con trasparenza.

Un altro dato interessante che si lega a questo atteggiamento è il fatto che i consumatori abbiano imparato a leggere sempre più attentamente le etichette prediligendo, con una proporzione di 8 italiani su 10, solo cibi di cui riconoscono gli ingredienti o di cui è possibile reperire informazioni.

La pandemia ci lascerà fiaccati e stanchi da molti punti di vista ma possiamo fare tesoro di tutto ciò che non ha funzionato e anche di ciò che abbiamo scoperto, come appunto l’abitudine a leggere bene le etichette e a conoscere i produttori, le loro scelte aziendali ed etiche.

A questo link la presentazione del Rpaporto Coldiretti/Censis pubblicata il 18 novembre 2021

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